È davvero possibile crescere un bambino da solo?

Di Ilaria Apicella

A beneficiarci della sua esperienza è Chiara, una mamma che per 15 anni ha allevato sua  figlia senza l’aiuto di un compagno.

A che età è rimasta incinta?
“A 26 anni”
Il papà del bambino le è rimasto accanto?
“No, non avevamo una storia seria e per i primi anni di vita della bambina non ha voluto assumersi
responsabilità”
Ha trovato una sistemazione indipendente o viveva con i suoi genitori?
“Nonostante le difficoltà ho voluto trovare una sistemazione indipendente perché non andavo d’accordo con mia madre e mio padre era venuto a mancare pochi anni prima”.
Cosa ha provato quando ha visto per la prima volta sua figlia?
“Una tenerezza infinita perché era nata prematura ed era piccolissima, pesava un chilo e 8. Però anche tanta paura e smarrimento perché non sapevo neanche cambiare un pannolino e ho
pensato -poverina che le è capitata una mamma come me-”.

Aveva qualcuno al suo fianco nel momento della nascita?
“In realtà no perché è nata prematura e di urgenza, solo dopo sono venuti a trovarmi i parenti”.
Una volta tornate a casa, come era organizzata la vostra vita?
“I primi sei mesi sono stata nella mia nuova casa, piccolina su misura per noi due. Ero abbastanza impacciata, non sapevo neanche montare la carrozzina e trovavo difficoltà anche ad organizzare le uscite con la bambina e il necessario per lei. Poi un giorno, all’improvviso, ho deciso di partire e di fare un viaggio, io e mia figlia. Ho preparato i bagagli, ho preso una guida degli hotel economici di Italia e siamo partire con la macchina”.
Perché questa decisione improvvisa?
“Per scrollarmi di dosso le paure che avevo e per iniziare un legame. Perché il vero legame forte è iniziato da quel viaggio. Prima lo vivevo esclusivamente come un rapporto adulto-neonato, fatto solo di responsabilità e cure”.
Ha funzionato?
“Più di quanto avessi immaginato. Ho scoperto in mia figlia, nonostante la sua tenerissima età, un carattere decisamente gioioso e forte. Ogni volta che avevo una incertezza sul da farsi la guardavo lei mi regalava dei sorrisi immensi che illuminavano me e la strada che stavamo percorrendo. Fu un viaggio lunghissimo di cui lei, ora, non ricorda ovviamente nulla”.
In generale com’è stato crescere questa bimba da sola?
“Inizialmente mi sentivo a disagio perché intorno a me c’erano tutte famiglie complete. Spesso mi mancava una figura accanto con cui confrontarmi nelle decisioni da prendere e che mi desse il cambio quando ero stanca. Poi piano piano mi sono resa conto che in realtà avevo l’opportunità di crescere mia figlia come ritenevo più giusto e sano”.
Quali sono state le difficoltà più difficili da affrontare?
“Difficoltà economiche. Vivevamo del mio solo stipendio con il quale dovevo pagare il mutuo, il nido, le bollette e tutto il necessario per noi due. Spesso i soldi non bastavano”.
E come riusciva a cavarsela?
“Inventavo, inventavo tutto. Inventavo i giochi, inventavo storie per quando non potevamo permetterci neanche un gelato trasformando le situazioni difficili in momenti sempre felici e di gioco”.
Ad esempio?
“Una volta, quando aveva 7 anni, eravamo a casa e con noi c’era una sua amichetta. Non sapendo con cosa farle giocare gli diedi del riso da colorare. Loro iniziarono a protestare che l’altra ne aveva di più e io risposi di no e che ero stata attentissima a dividere il riso in parti esattamente uguali e aggiunsi che se non ci credevano potevano contare ogni chicco. Passarono tre ore a contare tutto il riso ridendo come matte”.
Ora quanti anni ha sua figlia?
“Quasi 18”.
E’ fiera della persona che è diventata?
“Moltissimo. Vivere da sole ci ha permesso di creare un legame intenso, un dialogo costante che perdura anche oggi ed uno speciale rapporto basato sull’amore, il rispetto, la fiducia, il sostegno una dell’altra per cui oggi ci completiamo”.
E’ possibile quindi crescere in modo sano con un solo genitore?
“Assolutamente si. Per quanto sia innegabile l’importanza della presenza di entrambi i genitori, quello che rende ogni cosa possibile è sicuramente la volontà e l’amore. Non sempre la vita ci offre situazioni comode e perfette, ma questo non significa che non si possa ugualmente raggiungere dei risultati brillanti. Questa esperienza mi ha insegnato più di tutto che i limiti alle nostre capacità sono davvero solo mentali”.