Una serata per esprimere se stessi

di Giulia Corona 1B

L’edizione 2020 della Notte Nazionale dei Licei al D’Oria si è aperta in Aula Magna.

La serata è iniziata con il discorso della preside che ha presentato la Notte Nazionale con delle belle parole: la dirigente ha esordito dicendo che il compito dei professori è quello di “aiutare gli studenti attraverso una passione che è la ricerca di se stessi”, e ha continuato affermando: “la dimostrazione non saranno le parole, ma tutto quello che vedrete stasera”.

Subito dopo, la professoressa Bottazzi, responsabile della serata, ha letto una lettera da parte di Rocco Schembra, professore di un liceo classico di Catania che nel 2015 ha ideato questo evento.

A seguire c’è stata la lettura, in contemporanea in tutti i licei classici che aderiscono a questa iniziativa, del testo di un ragazzo classicista che ha vinto il concorso nazionale di scrittura creativa; tema della narrazione è l’effetto dell’uomo sulla natura, facendo riferimenti a pensieri di preoccupazione che si erano già sviluppati negli intellettuali dell’antichità. In particolare viene citato Teofrasto, un filosofo greco che visse tra il IV e il III secolo a.C. Il testo racchiude in sé il fine della serata: quello di creare un collegamento fra passato e presente, fra tradizione e innovazione.

Verso le 18.30 altri studenti hanno recitato i versi della celebre poesia di Leopardi L’infinito, in onore dei suoi 200 anni.

Dopo sono iniziate le singole esibizioni.

La prima esibizione canora è stata della sottoscritta, con Shallow di Lady Gaga. La scelta di questa canzone ha diversi motivi, in particolare è apprezzabile la profonda riflessione sul mondo moderno, e su come a volte ci si senta fuori luogo, perché si percepisce il bisogno di qualcosa di più, ci si sente sommersi dalla superficialità, impossibile non immedesimarsi.

Dopo, Halima Ouanane ha recitato alcune sue poesie, accompagnata al piano da Gaia Tenti. “Ho iniziato a scrivere due anni fa”, dice Halima, “mi sono resa conto che non conosciamo tutto di noi stessi”. La ragazza dice che grazie alla scrittura ha imparato ad ascoltarsi, a capire quello che prova e ha trovato nella poesia un modo per esprimersi.

A seguire si è esibita Beatrice Papei, con un monologo sulla paura tratto da un testo di Virginia Raffaele. Beatrice, nonostante attualmente non segua corsi di teatro, ha studiato recitazione per 4 anni. Era un monologo diverso da quelli che faccio normalmente. Volevo far ridere, ma anche riflettere”, risponde Beatrice alla domanda sul perché avesse scelto questo testo. Effettivamente, oltre ad aver divertito tutto il pubblico, è riuscita a passare un messaggio importante, soprattutto con la sua frase finale: “A maggio c’è la giornata contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, in pratica una giornata contro la paura. Ora, in un paese devastato dalla crisi politica, da costanti disastri ambientali, che deve fronteggiare il dramma del lavoro, terremoti, alluvioni… ancora si ha la forza, si ha lo spirito e si trovano le energie per avere paura di chi vuole amarsi semplicemente come gli pare? Forse, fra tutte le le paure, questa è la più stupida”. Beatrice rende quindi giustizia al monologo di Virginia Raffaele, ma lo reinterpreta. “Ho cambiato delle parti rendendole più simili alla realtà del nostro liceo”, afferma. Infatti l’attrice ha saputo aggiungere quel qualcosa che ha permesso ad ognuno di noi di immedesimarsi nelle sue parole.

In seguito si sono esibite Chiara Maggio e Valentina De Stefanis di 2E con la canzone Versace on the floor di Bruno Mars.

Matilde Vinciguerra ha invece cantato Almeno tu nell’universo di Mia Martini, accompagnata al pianoforte da Gaia Tenti. Matilde è una violinista, studia infatti al conservatorio da 3 anni, è invece autodidatta nel canto. “Mi piacerebbe, mi piace molto anche la lirica”, dice Matilde riguardo alla possibilità di un inizio di studio canoro. Matilde ha scelto uno dei successi di Mia Martini per  celebrare un’artista che, a suo avviso, non ha mai ricevuto i giusti riconoscimenti. La cantante venne anche accusata di portare sfortuna e per questo visse una vita non molto facile, “Credo che questa canzone renda giustizia alla sua storia”, afferma Matilde.

Alle 19 si è invece esibito un corpo di danza sulle note di No lie di Sean Paul e Dua Lipa.

Poco dopo una ragazza ha recitato un monologo sul bullismo. Bella l’ultima frase di chiusura dell’esibizione: “E ho pensato che adesso l’avrei sconfitto”, dice riferendosi ad un bullo, “così l’ho abbracciato. E ho vinto io. Mi chiamo Giada Catino, e credo nell’amicizia”. E’ un messaggio importante quello che lancia l’attrice: quello di sconfiggere l’odio con l’amore.

Poi è stata la volta di Francesca Fiorito, che al pianoforte a cantato Sign of the times di Harry Stiles. Francesca studia canto da due anni e, oltre ad essere interprete, è anche una cantautrice.

Successivamente c’è stata la presentazione da parte dei rappresentanti d’istituto del progetto School Art e alle 19.30 Stevo, il “Bansky genovese”, ha parlato del murale che da poco è presente nella scuola. Quest’opera d’arte, realizzata da Stevo e da alcuni ragazzi del corso artistico-espressivo, raffigura Amore e Psiche e vuole creare un collegamento fra cultura classica, rappresentata dai protagonisti del murale, e modernità, l’arte di strada.

Fra le ultime esibizioni in Aula Magna c’è stata Irene Buselli, un’ex alunna del D’Oria, che ha recentemente inciso il suo primo singolo. La ragazza si è accompagnata con la chitarra e ha cantato la sua canzone Dai amore voglio un cane. Con la sua voce calda, Irene racconta la storia di due persone che stanno insieme, ma che non si amano più e che cercano di riempire il vuoto che c’è tra loro attraverso l’adozione di un cane, che possa tenerli occupati e non permettergli di pensare alle crepe del loro rapporto.

Successivamente Gaia Tenti ha cantato e suonato al pianoforte il suo inedito Non ti sopporto. Gaia è stata una delle figure di spicco durante la notte bianca, si è rivelata infatti una ragazza molto talentuosa: cantante, musicista e anche attrice. Nell’esibizione Donne Romane della sua classe, la 3F, è stata molto brava a interpretare il ruolo di Lucrezia, la cui triste storia portò alla nascita della repubblica a Roma. I

Dopo Gaia, si è esibito Francesco Mannella, con il suo brano Caro nonno. Il musicista ha dedicato parole toccanti al nonno: “Vorrei che rimanessi qui a darmi il buongiorno”, oppure “Non so dove sei, ma so che mi vuoi bene” e ancora “Questa è una canzone d’amore”. “Ho dedicato la canzone a mio nonno perché è stata l’unica persona che è stata completamente sincera nei miei confronti”, dice, e dalle sue parole si può percepire il forte affetto che prova nei confronti di questa figura così importante per lui. Prima di questo brano Francesco aveva già composto altre canzoni, “Avevano altri scopi, solo di intrattenimento”, afferma. Ha detto infatti: “Ho capito che emozionare era il mio obbiettivo”, Francesco è infatti riuscito a far commuovere molti spettatori con la sua canzone.

Ci sono state anche alcune esibizioni improvvisate, ugualmente bellissime: Someone like you di Adele, con Matilde Vinciguerra e Gaia Tenti al pianoforte; e quella dei Demos,un gruppo partecipante al Genoa Vision. Durante la loro esibizione l’Aula Magna si è riempita di una forte energia, sprigionata dalla musica di questi ragazzi. 

Dopo queste esibizioni in Aula Magna, ci sono stati gli spettacoli organizzati dalle classi, mentre gli alunni di 1B, 1D e 2B scrivevano dei tweet sugli spettacoli che si stavano svolgendo e raccoglievano informazioni sulla serata, facendo interviste filmate o semplicemente scritte, per poi comporre articoli con il fine di promuovere l’evento.

La serata si è conclusa in Aula Magna con alcuni ragazzi che hanno suonato diversi strumenti: pianoforte, basso, clarinetto e batteria e successivamente con una lettura finale, tratta da Agamennone di Eschilo letta da due ragazze, prima in greco e poi in italiano.

La serata è stata molto apprezzata: “Una bellissima opportunità per far conoscere quello che viene insegnato al liceo classico”, dice Matilde Vinciguerra ed esprime il suo parere più che positivo anche sul liceo: “Mi sento molto cambiata da questo ambiente” afferma e aggiunge che la Notte Nazionale è un bel modo per far capire che le persone in generale, e in questo caso i classicisti non rientrano negli stereotipi, come quello del ‘secchione’, ‘snob’ o ‘asociale’, perché i ragazzi sono molto di più di semplici etichette, come è stato dimostrato dalle esibizioni durante la serata. Ci sono stati tanti altri commenti positivi: “Un’ottima iniziativa per dimostrare che il liceo classico è ancora vivo”, afferma Halima Ouanane; “Durante la Notte Nazionale sto veramente bene”, dice Francesco Mannella, “Tutti sono sorridenti e si divertono e l’ambiente della scuola diventa anche luogo di condivisione delle proprie passioni”.

Questa notte è ancora nostra” il titolo della serata, che si è dimostrato adatto in quanto tutti i ragazzi sono stati protagonisti e si sono sentiti uniti. Durante questa notte si respirava un’aria di serenità, allegria, soddisfazione e positività.