Lettera contro l’indifferenza

Nell’aprile del 2015 sul fondale del mar Mediterraneo venne rinvenuto il corpo di un ragazzo di quattordici anni tragicamente naufragato insieme a numerosi altri migranti. Nella sua giacca un oggetto prezioso, la sua pagella con ottimi voti, biglietto da visita per un futuro migliore. Nel giorno della Memoria il pensiero di una giovane alunna va alle vittime innocenti dell’Olocausto, ma anche a questo suo coetaneo, interrogandosi se l’umanità abbia appreso la lezione della Storia, o se indifferenza e pregiudizio contaminino ancora i nostri sentimenti. 

Di Clarissa Ciucci , con un disegno di Noemi Sistopaolo ispirato alla vignetta di Makkox.

 

Caro ragazzo senza nome,
ho letto la tua storia più di tre volte, sperando che fosse una fake news o cose simili. Leggendola sono riuscita a sentire il caldo del deserto che pieno di speranza hai attraversato, ho percepito il tuo sospiro di sollievo per essere riuscito a superare quella terra bellica chiamata Libia e ho provato il tuo stesso stupore quando hai finalmente visto quella barca, non un veliero imponente come te lo aspettavi tu, ma comunque l’unico mezzo capace di portarti verso la tua nuova casa.

Non ti ho mai conosciuto e mai ti conoscerò, eppure vorrei abbracciarti e accoglierti nella mia scuola per dimostrarti che quella pagella che portavi dentro al tuo giubbotto non era solo un misero pezzo di carta con su scritto dei numeri, ma la testimonianza che volevi metterti in gioco e la rappresentazione della tua costanza e intelligenza.

Vorrei poterti offrire la metà della mia vita per farti realizzare tutti i sogni che ti sono stati brutalmente strappati, ma non posso riportarti in vita e per questo posso solo sperare che rimarrai per sempre nella nostra memoria; nella memoria dei razzisti, nella memoria dei menefreghisti, ma prima di tutto nella memoria di quelle persone così ipocrite da riuscire prima a commemorare le vittime della Shoah e dopo a riservare lo stesso dolore e la stessa crudeltà data agli Ebrei alle persone che, come te, vengono in Europa in cerca di speranza.
Forse nessuno leggerà attentamente questa lettera, forse la redazione del giornale a cui ho scritto non la pubblicherà mai, ma puoi essere certo di una cosa: per me e per tutte quelle persone a cui è rimasto un briciolo di umanità, tu non sarai solo un titolo di giornale scritto nel vento, ma una persona che, inseguendo la speranza, ha perso la vita.

Spero che ora tu sia in pace,

Clarissa.