Nella giornata che viene dedicata a uno dei più atroci capitoli della storia dell’umanità, la mia scuola, l’Istituto Superiore Gaetano Arangio Ruiz ha inaugurato con una toccante cerimonia d’installazione la “Pietra d’inciampo” che il Ministero dell’Istruzione, la Fondazione MITE e l’agenzia Dire ha voluto donare a duecento scuole italiane per contribuire a preservare la memoria della Shoah negli studenti.
L’idea è stata presa in prestito dall’artista tedesco Gunter Demning, che nel 1992 posò le prime targhe di ottone per ricordare ebrei, zingari, omosessuali e dissidenti vittime del nazismo.
Una targa con la scritta “Giornata della memoria. Per non dimenticare” posizionata nell’atrio della scuola ha una grande valenza. Essa da un lato testimonia l’impegno della mia scuola in tanti progetti di cittadinanza a sostegno dei diritti inalienabili dell’uomo, dall’altro ha un valore ancora più grande, quello di essere memoria concreta, di essere un monito per noi giovani a non dimenticare, a restare umani, a non essere indifferenti verso l’odio e la violenza che ancora invadono questo nostro mondo imperfetto.
Tuttavia seminare memoria non vuol dire semplicemente ricordare, c’è bisogno di agire per estirpare odio e violenza. Le scritte apparse in varie città a ridosso della Giornata della Memoria lo confermano: minacce, svastiche, scritte ingiuriose come “riapriamo i forni” o “muori sporca ebrea” fanno davvero male, è come se il passato non insegnasse niente agli uonimi.
In verità viviamo in una società dove la tolleranza e il rispetto verso gli altri resta una chimera, dove a volte la stessa politica, o meglio un certo modo di intendere la politica, spinge all’odio, alla violenza, persino al negazionismo.
Come possiamo negare l’esistenza dei lager se ancora oggi nel nostro mondo globalizzato continuano ad essere utilizzati? Possiamo negare l’antisemitismo se a 75 anni di distanza dalla fine della Shoah vediamo diverse minoranze etniche perseguitate?
Pensiamo ai lager in Libia dove vengono rinchiusi in condizioni disumane gli immigrati, alla tragedia del popolo curdo, al genocidio dei Rohingya, un’etnia musulmana, in Myanmar, e ancora i laogai, i campi di concentramento cinesi, dove vengono rinchiusi i dissidenti politici e le minoranze etniche. Concludo questa lista, che purtoppo è molto più lunga, citando i civilissimi Stati Uniti dove al confine con il Messico lo scorso anno sono stati rinchiusi, strappandoli ai genitori, più di duecentocinquanta minori .
E allora dobbiamo agire e difendere ogni giorno i diritti che abbiamo conquistato, partendo proprio dalla scuola , che educa al rispetto dell’uomo in quanto tale , che deve garantire la libertà della conoscenza, attraverso la memoria attiva che ci aiuta a comprendere il nostro presente e a costruire il futuro.
Luca Amato VAL