QUEL GIORNO IN CUI DIVENTAI ….

Come si fa ad avvicinarsi a un altro? Ad avvicinarsi davvero a lui, fino a comprenderne tutto e sentirne tutto? E se questo altro, poi, è già uno molto vicino a te? Daniele ci è riuscito. 

QUEL GIORNO IN CUI DIVENTAI …

di Daniele Bigotti, classe IA

 

Era un giorno qualsiasi e io mi stavo alzando dal letto per vestirmi e andare a scuola. A un tratto mi chiamò mia madre, chiedendomi di stare con mio fratello Gabriele. Mentre guardavamo la tv, vidi la chiusura lampo dietro la schiena di mio fratello e allora mi chiesi: “Com’è vivere da disabili?”

Aprii la chiusura lampo e uscì un bagliore che era l’anima di mio fratello. Essa iniziò a sorridere e mi sussurrò: “Posso aprire la tua cerniera, così vedo come si sta?”Io gli risposi: “Sì!”. Allora entrai dentro di lui e lui dentro di me.

Mentre mamma ci accompagnava a scuola, mi venne d’istinto chiederle: “Mamma, ma vieni a riprenderci?”.Tuttavia mi trattenni, perché mio fratello, anziché parlare, è in grado solo di pronunciare sillabe: AM (che per lui significa fame o sete); MAMMA; PAPÀ; A (che vuol dire Daniele, suo fratello); IAIA(ovvero Chiara sua cugina). Allora dissi: “A!” così nel modo che lo disse Daniele(Gabriele in quel momento) e glielo chiese.Mamma rispose: “Sì, vengo a prendervi io”.

Entrati in classe, Gabry fu salutato da tutti, e io sorrisi. Ah, devo aggiungere che Gabry non parla, non cammina e non ha nemmeno il pieno controllo delle braccia. Lui lavora al computer con le A.E.C. (Assistenti Educatori Culturali)e l’assistente alla comunicazione prova a insegnargli come si chiamano gli oggetti in generale e anche gli animali.

Poiché Gabry è in seconda elementare, va con la sua classe a mangiare alle dodici. Io, in quel momento, non avevo fame, però mangiai tutto per non farli insospettire. Rientrati in classe, andammo a fare la ricreazione. Io ovviamente rimasi fermo a vedere i compagni divertirsi.

Arrivata l’una, mi vennero a prendere mamma e papà per andare a fare terapia al Santa Lucia. Mentre guidava la macchina, papà mi mise le canzoni per farmi divertire. Cominciata la terapia, iniziai a capire che faceva male stendere,alzare e piegare le gambe per un disabile: dava molto fastidio! Finita la terapia, mentre ci dirigevamo verso la macchina, volevo chiedere a mamma a che ora saremmo tornati a casa. Per fortuna mi trattenni e dissi solo:“Mamma!”. E lei mi disse:“Che c’è?”ed io: “A!”. Mentre tornavamo a casa, a mamma squillò il telefono. Era Daniele che chiese: “Mamma, quando torni? Così facciamo i compiti”. E mi rispose: “Stiamo tornando a casa”. “OK”.

Una volta a casa, mamma mi pose sul divano, dopo aver fatto merenda, e io mi addormentai, perché la giornata era stata tesa.

Mi svegliai alle 18.45 esatte per vedere il mio programma preferito: “L’Eredità”,mentre mamma preparava la cena. La chiamai: “Mamma?”. Lei rispose:“Che c’è, amore?”. Mentre si avvicinava a me, le dissi:“Mamma,vuoi vedere una cosa?”. “Sì” rispose lei. Ed io mi alzai in piedi. Lei fece: “Ma non è possibile, Gabry, cammini!?”. “No,mamma, sono io, Daniele, tuo figlio. È che ci siamo scambiati di corpo”. “Non è possibile” disse mamma.“Sì,lo so. È un po’ difficile da spiegare” le risposi. Tra i singhiozzi mamma mi disse: “Grazie di avermi regalato questo momento di gioia”. “Non c’è di che.Ora però vado a prendere Gabry”. Andai ed io rientrai nel mio corpo quando Gabriele mi disse: “Grazie di questo tempo”. “Prego!” risposi io.

Andando da mamma, Gabry mi sorrise e lei mi abbracciò, dandomi un bacio grande. Poi andammo a dormire.