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“Morire per raccontare”, quando l’informazione ha il prezzo più alto

“Morire per raccontare”

Informare, ma a che costo?

 “Morire per raccontare” è un film di genere documentario del 2018, di durata 87 minuti, diretto da Hernan Zin e distribuito da 39 Escalones e Netflix.  

Hernan Zin,  reporter di guerra che nel 2012 in Afghanistan ha subito un incidente che gli ha cambiato la vita per sempre, intervista altri inviati di guerra dalla Spagna e dal resto del mondo con lo scopo di trovare le risposte a quanto gli è accaduto . Con loro intraprende una riflessione sul prezzo da pagare per il loro lavoro, dall’angoscia delle famiglie, allo stress post traumatico del ritorno dalla guerra. Inizia così una narrazione profonda e intima dei sentimenti, dei traumi e delle paure dei giornalisti, che rivivono i loro peggiori ricordi. Nonostante ciò continuano a tornare nei luoghi di guerra, perché spinti da una grande vocazione, dal senso di responsabilità che li porta a voler raccontare .Ogni personaggio principale di “Morire per raccontare” parla di un conflitto specifico, dal Vietnam ai giorni nostri. Personalmente, il documentario mi ha colpito molto, è impossibile restare indifferenti davanti a tanta atrocità. I diversi racconti dei giornalisti vengono esposti in maniera chiara e lineare, in modo tale da rendere semplice l’immedesimazione nella storia stessa. Le immagini e i filmati riportanti le condizioni di vita delle popolazioni colpite dalla guerra sono stati scelti e montati così bene da far trapelare la sofferenza e la paura degli attimi immortalati. In sottofondo alle parole del giornalista che racconta si alternano una musica angosciante e un assordante silenzio. Ho apprezzato infine la citazione di Perez Revert, che credo riassuma il senso di tutto il documentario: “Andiamo in guerra in cerca di avventura, ma torniamo con la valigia piena di cadaveri”.

Martina Mangiacapre, IC