IL COVID-19 DI SAN CARLO

Alessandro Manzoni per primo si propose di mettere ordine tra le notizie confuse e imprecise, gli errori e le omissioni riguardanti la peste di Milano.

Domenico Squillace è invece il nome del preside del liceo Volta di Milano che, attraverso una lettera indirizzata agli studenti della scuola, invita tutti a leggere il capitolo XXXII de “I promessi sposi” di Manzoni. Dice che in quelle pagine è contenuto tutto: “la certezza della pericolosità degli stranieri, lo scontro violento tra le autorità, la ricerca spasmodica del cosiddetto paziente zero, il disprezzo per gli esperti, la caccia agli untori, le voci incontrollate, i rimedi più assurdi, la razzia dei beni di prima necessità, l’emergenza sanitaria…”.

La peste di cui parla Manzoni, la peste del ‘600, inizialmente non fu considerata tale. I medici per primi definirono il morbo come: “febbre pestilenziale”, altri dissero che era una malattia causata dall’esalazione autunnale delle paludi o portata dagli alemanni. Il popolo arrivò addirittura a credere a chi diceva che questo male fosse causato da unguenti velenosi diffusi per la città da degli “untori”. Cominciarono tutti a credere alla peste quando, su ordine del Tribunale della Sanità, i cadaveri di un’intera famiglia furono condotti verso il cimitero nudi su un carro, in modo che chiunque potesse vedere i terribili segni del morbo. Tutto questo successe a causa dell’ignoranza del popolo che si ostinava a non credere alla peste, derideva i medici e incolpava della diffusione di false notizie chi avrebbe potuto salvare migliaia di vite. Si aggiunge a ciò l’indifferenza e l’incuria generali, ma soprattutto delle autorità pubbliche e di coloro che, a quei tempi, avevano il potere. Il governatore di Milano, ad esempio, una volta ricevute informazioni sull’epidemia, considerò che la guerra di successione fosse più importante della peste e, cosa ancora più grave, pochi giorni dopo organizzò festeggiamenti pubblici per la nascita del suo primogenito.

Per quanto riguarda la situazione attuale, venutasi a creare a causa del coronavirus, la negligenza è ben minore, ma tuttavia a parer mio ancora troppa. Non penso certo di avere le conoscenze e la maturità necessarie a giudicare le decisioni di coloro che sono al potere, tuttavia posso esprimere il mio parere, per quanto io sia incompetente su questo campo. Non penso certo che il collasso del sistema, tanto economico quanto sanitario, sia dietro l’angolo, ritengo però che la chiusura delle scuole, nonostante sia una misura di precauzione drastica, non basti. Questo potrà anche diminuire il contagio, certamente, ma non basterà mai a fermarlo. Sono del tutto contraria a provvedimenti radicali come chiudere del tutto le città o come aprirle totalmente, come ha scritto Luigi Calesso nella sua lettera: “riapriamo Treviso”. Se l’emergenza sanitaria diventa emergenza economica e sociale non basterà certo debellare il virus per riprendere la nostra quotidianità”, così dice. Sono d’accordo certo, ma noto più tracce di esagerazione che lettere.
Esagerazione, sarà questo il motivo della paura degli italiani? Io personalmente penso di sì. C’era assolutamente il bisogno di svuotare supermercati e farmacie per procurarsi i beni di prima necessità
, i più innovativi farmaci per rafforzare il sistema immunitario e le immancabili mascherine ovviamente, come se non servissero solo a chi ha contratto il virus? C’è tanta ignoranza e disinformazione tra tutti, me per prima, ma non sono il tipo di persona che, vedendo un uomo con gli occhi a mandorla, parte con insulti e non solo purtroppo. Sì, perché si tratta anche di questo: discriminazioni infondate. Parlo di quello che è successo a Vicenza il 27 febbraio, oppure a Londra il 24 febbraio, o ancora a Milano il 3 marzo: episodi di razzismo e violenza nei confronti di cittadini cinesi oppure considerati tali a causa della crescente stupidità.
Molti si chiudono in casa, tanti altri si siedono dieci posti più in là rispetto a chi magari ha un colpo di tosse. Altri ancora si tirano su la sciarpa,
(piena di germi tra l’altro), se un asiatico gli si avvicina. Poi però magari la sera, per la prima volta nella loro vita, si ricordano di lavarsi le mani. Non si preoccupano però delle malattie trasmissibili sessualmente come l’HIV o l’epatite, geni incompresi… Non c’è assolutamente bisogno che qualcuno ripeta di nuovo le misure di sicurezza da prendere per evitare di contrarre il Covid-19, ma trovo necessario che qualcuno faccia chiarezza a coloro che vivono la situazione come fosse l’apocalisse.

Rus Maria, 2br