Restiamo a casa e scegliamo di vivere nell’amore

Se non è una “guerra”, poco ci manca.

L’Italia è chiusa, è ferma, costretta all’angolo come un pugile suonato, stremata com’è nel suo tragico isolamento, falcidiata, senza pietà, dalla incontrollata diffusione del Covid -19.

Ogni giorno di più, si contano le tante vittime ed il numero sempre crescente dei contagi. Il nostro paese vive un momento drammatico, nel timore ulteriore di essere travolto da una recessione economica, senza precedenti, vittima della speculazione ingorda dei mercati finanziari.

Intanto, il governo chiede aiuto a tutti, nella speranza che, con l’adozione di rigorose misure di contenimento, si possano ridurre i contagi, impedendo, così, il collasso del sistema sanitario nazionale, ormai allo stremo delle forze.

Dunque, si impone a ciascuno di cambiare le proprie abitudini; di modificare il modo di vivere; di limitare, e non poco, le relazioni di ogni tipo. Eppure, gli enormi sacrifici richiesti vanno intesi come indicazioni di comportamento e non come limitazioni alla libertà di ognuno, nella convinzione generale che, le restrizioni di queste ore, possano permettere, di qui a qualche settimana, di poter riprendere  percorsi di vita normale.

D’altronde, agli inizi del ‘900 fu chiesto a ragazzi della nostra età, di andare in guerra, e quegli adolescenti, per forte spirito di patria non esitarono, pur consapevoli che non avrebbero fatto ritorno; a noi, invece, viene chiesto molto meno; semplicemente di rimanere a casa.

Ed allora, approfittiamo di questa occasione per recuperare il tempo perso; apprezziamo ancor di più, nella labilità della vita, i nostri affetti più cari ed impariamo a ridare il giusto senso alle cose, anche quelle più semplici, di cui forse, nella frenesia di questi anni veloci, si è smarrito il vero significato.

Perciò, ora che tutto è immobile e così silenzioso, restiamo a casa e decidiamo anche noi se, in questo momento, in cui un maledetto virus, rappresentato come una pallina da tennis gialla con puntini rossi al centro, minaccia la vita di tanti, vogliamo decidere di vivere nell’amore o nella paura.

La strada, per chi crede in Dio, non può che essere una; lo Spirito di Dio, infatti, opera nel bene, laddove quello del Diavolo langue nel male. Ciascuno, però, ha l’arbitrio di decidere se scegliere il bene e vivere nell’amore ovvero optare per il male, privilegiando la paura.

D’altronde, le scelte di vita appartengono a ciascuno di noi ed ognuno deve decidere se vivere nell’amore o nella paura, pur nella considerazione che le due cose non sono sovrapponibili, in quanto l’una scelta esclude l’altra.

E ciò trova conferma anche sul piano scientifico.

Per la scienza, infatti, nel cervello c’è una piccolissima ghiandola detta ipofisi <pituitaria>, che ha un ruolo centrale nelle reazioni che l’uomo ha rispetto agli input  ricevuti.

Ebbene, la parte posteriore di tale ghiandola che si chiama “neuoroipofisi” secerne soltanto due ormoni: l’ossitocina <l’ormone dell’amore> e l’ADH ovvero l’ormone della paura. Detta ghiandola, però, è in grado di secernere soltanto uno dei due ormoni contemporaneamente.

In ciò vi è dunque, la dimostrazione, come detto, che ciascuno può solamente scegliere, seppure con grande libertà, se vivere nell’amore o nella paura, in quanto le due condizioni non sono realizzabili allo stesso tempo.

A tal proposito, l’apostolo Giovanni, circa 2000 anni fa scriveva : “In questo l’amore è reso perfetto in noi che nel giorno del giudizio abbiamo fiducia perché egli è e tali siamo anche noi in questo mondo. Nell’amore non c’è paura anzi l’amore perfetto caccia via la paura, perché chi ha paura teme un castigo. Quindi chi ha paura non è perfetto nell’amore”.

Allora, anche noi dobbiamo avere il coraggio di scegliere di vivere nell’amore e non nella paura, perché siamo certi che Dio ci ama e non temiamo il suo giudizio.

In tale prospettiva, l’unica e sola corona che potrà suscitare il nostro interesse e la nostra vivida commozione è quella con cui uomini senza scrupoli ricoprirono il capo di Cristo crocifisso sulla croce; ebbene, quella corona fatta di spine, è cosa ben diversa da quella, richiamata a simbolo, pur se solo scientificamente, di un virus epidemico.

D’altro canto, in quella corona di spine e nella sofferenza inaudita che essa stessa ha rappresentato, c’è tutto l’amore di cui abbiamo bisogno; e in essa non potrà mai esserci né spazio nè tempo per la paura, perché Dio è con noi.

 

Candida Izzi