Grandi giovani alle prese con le loro Start-up

Intervista ad Alessandro Vizzarri, Ennio Pirolo, Marco Apollonia e Mattia Patrassi
Il 20 gennaio, presso il Polo Liceale “R.Mattioli”, si è tenuta l’inaugurazione del Festival della scienza con la partecipazione di Alessandro Vizzarri, Marco Apollonia, Massimo Biancone, Mattia Patrassi ed Ennio Pirolo, che hanno presentato le loro startup.MARCO APOLLONIA è il CEO e co-fondatore di Myaendes, un’app che permette di eseguire il report in un cantiere semplicemente attraverso l’utilizzo del telefonino, eliminando così le difficoltà di controllo dello stato effettivo di avanzamento dei lavori. Gli abbiamo fatto qualche domanda:

Data l’età “matura” di molte persone che lavorano nei cantieri, in quale modo pensa di avvicinare questi lavoratori al mondo digitale?

La maggior parte dei nostri clienti ha più di cinquanta anni, quindi sono meno pratici nell’utilizzo della tecnologia, ma il nostro obiettivo è stato quello di creare un’applicazione facile da utilizzare per tutti, che appunto incentivi a cambiare un metodo, in questo caso quello della carta, e che spinga la nostra clientela a superare quel divario di conoscenza digitale, come ad esempio il tempo di acquisizione, traendo così enorme vantaggio dall’utilizzo della nostra app.

Su quale aspetto del cantiere ha intenzione di lavorare in futuro?

È una domanda molto complessa. Prima di tutto bisogna essere guidati dal cliente: si raccolgono le richieste da parte della propria clientela, e quando queste convogliano in un solo settore, capiamo che è quello d’interesse. Ultimamente un alto numero di richieste proviene dall’implementazione di una checklist, ovvero un elenco esaustivo di cose da fare o da verificare per eseguire una determinata attività, e quindi ora ci stiamo occupando di questa funzionalità. In un secondo momento vorremmo passare alla gestione del magazzino, più difficile e onerosa in termini di sviluppo, ma che interessa sopratutto aziende di alto livello.

Cosa ne pensa degli investimenti su start-up in Italia?

Sicuramente in Italia si investe di meno rispetto ad altri Paesi Europei, quindi è più difficile ottenere un investimento e bisogna considerare anche quanta percentuale di azioni, solitamente molto alta, della mia start-up viene richiesta, a fronte del capitale che mi viene offerto. Ciò non va bene, poiché io non sono più un imprenditore ma un dipendente sotto le direttive di un investitore. Gli investitori seri in Italia sono pochi, rispetto ai vari contesti europei, ma il vento sta cambiando e quindi mi aspetto un miglioramento in futuro.

MATTIA PATRASSI è il CEO e co-fondatore di ClubUp! Sport Network, un sito che permette ai pallavolisti di pubblicare annunci per cercare più facilmente squadre in cui giocare divise per categorie e zone.

In che modo si è avvicinato al mondo della pallavolo?

Ho cominciato a 8 anni, quando mia madre mi portò a fare mini-volley e me ne innamorai. Gli amici più stretti li ho conosciuti giocando a pallavolo. Per me la squadra è una cosa bellissima perché giochi con persone completamente diverse da te, con altre necessità, ma accomunati dalla stessa voglia di vincere una partita o un torneo.

Lei è laureato in ingegneria e architettura. In che modo le è stato utile nella realizzazione della sua startup?

Io dico sempre che la creatività raccoglie un po’ da tutto ciò che studiamo e abbiamo studiato in passato. L’architettura e l’ingegneria mi sono servite per la progettazione e la pianificazione ma anche per le competenze a livello grafico e manageriale. Inoltre gli architetti prendono spunto da qualsiasi cosa hanno visto e studiato e ciò li rende estremamente creativi.

Per quale motivo si è trasferito in Argentina?

Sono andato in Argentina, perché mi stuzzicava molto l’idea di lavorare all’estero e perché è un Paese in cui c’è più libertà dal punto di vista edilizio. Ho lavorato anche in Danimarca In entrambi i Paesi ci si basa più sulla progettazione che su tutti gli aspetti burocratici. In Argentina ho visto la possibilità di poter essere creativo senza tutti gli ingarbugli di carte, spesso inutili, che vengono messi in atto nel nostro Paese.

ENNIO PIROLO è il CEO e co-fondatore di AmbiensVR, una piattaforma che porta l’architettura e il design nella realtà virtuale offrendo una prospettiva immersiva e interattiva in ambienti virtuali.

In che modo si è reso conto di voler intraprendere lo studio dell’ingegneria informatica?

Tutto parte dalla passione per i videogiochi. Mi sono chiesto come venissero realizzati, ho trovato la metodologia e ho deciso di studiare informatica. Venivo da tutt’altro tipo di passione, facevo il geometra, quindi ero appassionato di progettazione. Un giorno però ho deciso di cambiare. Dopo aver fatto il primo test mi sono reso conto che era fattibile, da lì ho capito che si poteva fare e mi sono innamorato.

Lei ha contribuito alla nascita di AmbiensVR, avete in cantiere qualche progetto in attesa di essere sviluppato?

Sì, ci sono alcuni progetti nuovi, in particolare un progetto che abbiamo iniziato a sviluppare nella sede qui in Abruzzo, ad Avezzano. Purtroppo non ne posso parlare ufficialmente.

La realtà virtuale come può cambiare il mondo dei videogiochi e quello della vita reale in futuro?

Con la realtà virtuale e nei videogiochi le emozioni vengono amplificate, ad esempio la paura che provi davanti ad uno schermo è diversa da quella che puoi provare quando sei all’interno di un ambiente. Per il mondo del lavoro, invece, Mark Zuckerberg ha detto che punta sulla realtà virtuale per risolvere il problema dell’housing. Cioè, se con un visore riesco a teletrasportarmi nel posto di lavoro, posso lavorare da Vasto in una sede che si trova a New York. Quindi si può arrivare al punto dell’essere in due posti diversi però con un’immersibilità totale.

ALESSANDRO VIZZARRI è Ingegnere e docente presso l’università di Roma Tor Vergata.Oltre ad essere un ingegnere, è anche un professore. Come si è sentito quando ha ottenuto la cattedra all’università di Tor Vergata?

Ero molto emozionato perché venivo da un percorso aziendale, infatti lavoravo nelle multinazionali come consulente. Ero però anche pensieroso poiché mi aspettava una nuova sfida. Con molta umiltà e con grande consapevolezza dell’importanza dell’incarico che avevo ricevuto, mi sono impegnato e ho programmato le attività, il corso e gli esami. Devo ammettere che ad oggi gli studenti hanno un buon livello di gradimento su ciò che riesco a trasmettergli nei corsi, poiché riesco a bilanciare bene la teoria e la pratica.

Quando si è reso conto di volersi dedicare all’ingegneria elettronica?

Ho sempre avuto una passione per la musica e per i computer, quindi da subito ho avuto un interesse per il settore informatico ed elettronico.

Lei collabora con RadioLabs per migliorare le telecomunicazioni, in che occasione è nata questa collaborazione?

Questa collaborazione è nata perché RadioLabs è il consorzio interuniversitario formato da tre università. Tor Vergata è fondatrice di un consorzio pubblico e privato che prepara progetti di ricerca nell’ambito delle nuove tecnologie, dall’informatica all’elettronica alle telecomunicazioni, sia in ambito nazionale sia in quello europeo. Quindi siamo coinvolti in diversi progetti di ricerca che hanno come elemento cruciale le nuove tecnologie applicate poi nei diversi settori.

Da ex alunno di questo Istituo, come si sente a collaborare per il Festival della scienza Ad/Ventura?

Sono veramente molto emozionato nel dare il mio contributo alla scuola che ho frequentato, anche se non in questa sede, e alla città del Vasto dove sono nato. Dall’altra parte sono contento di vedere dei giovani che sono interessati a queste nuove tecnologie che ogni anno il Festival propone. È molto bello vedere ragazzi attenti e curiosi perché l’obbiettivo principale della scuola è quello di stimolare la curiosità e la creatività, non solo fornire delle competenze.

Federico Di Lello

Giulia Di Paolo