Il femminismo nel tempo

Suffragette, ondate femministe e 8 marzo

Nella storia dell’umanità le donne sono quasi sempre state trattate come persone di serie B, inferiori e incapaci. Non per la loro personalità e le loro qualità, ma semplicemente perché di sesso femminile.

Per contrastare queste idee e aprire gli occhi e le menti agli uomini e ad alcune donne stesse, all’inizio dell’Ottocento sono sorti alcuni movimenti che si batterono per la parità tra uomo e donna.

É così che sono nate le suffragette, termine con il quale si indicano le donne appartenenti al movimento di emancipazione femminile, che lottarono a lungo per conquistare il diritto di voto (dal termine suffragio).

Sostenere che si batterono unicamente per il voto è però molto limitativo, poiché le suffragette rivendicavano pari diritti anche in ambito giuridico, lavorativo ed economico.

I primi movimenti nacquero in Francia con la Rivoluzione Francese. Essi furono ispirati da Olympe de Gouge che pubblicò “Le prince philosophe”, romanzo che rivendicava i diritti delle donne. Dalla pubblicazione molte di loro iniziarono a creare dei circoli femministi che però vennero presto fatti sciogliere.

La lotta proseguì in Inghilterra dove le donne con una legge del 1835 ebbero accesso al voto, seppure con numerose restrizioni e limitatamente alle votazioni locali. La lotta però non si arrestò, nel 1869 le donne inglesi avviarono “il movimento delle suffragette” e le manifestazioni si allargarono in tutto il paese.

Nel 1897 venne fondata la “Società Nazionale per il Suffragio Femminile” che però non ottenne alcun appoggio maschile. Nel 1903 Emmeline Pankhurst diede vita alla Women’s Social and Political Union – WSPU (Unione sociale e politica delle donne) con l’obiettivo di ottenere il voto politico e nazionale di tutte le donne, senza restrizioni.

Da quel momento le manifestazioni femministe diventarono ancora più numerose e in certi casi anche violente. Alcune donne si incatenavano a ringhiere, bruciavano cassette postali, mandavano in frantumi finestre e vetrine. Molte suffragette venivano spesso arrestate e trattate violentemente dalle forze dell’ordine.

Nel 1913, durante il Derby di galoppo di Epsom, la suffragetta Emily Davison si lanciò contro i cavalli con una bandiera della WSPU, venne travolta dal cavallo del Re Giorgio V e morì quattro giorni dopo.

Questo tragico avvenimento inasprì ulteriormente gli animi: molte suffragette vennero incarcerate e iniziarono lo sciopero della fame in segno di protesta. Molte vennero torturate e sottoposte ad alimentazione forzata.

Dovette scoppiare la prima guerra mondiale perché le donne riuscissero finalmente a vedere riconosciute le proprie abilità, sostituendo sui luoghi di lavoro gli uomini che erano al fronte.

Nel 1918 il Regno Unito diede finalmente la possibilità alle donne sposate sopra i trent’anni di votare, e successivamente, nel 1928, il voto venne esteso a tutte le donne senza più restrizioni.

In Francia il voto femminile venne concesso solo nel 1945, al termine della Seconda Guerra Mondiale. In Italia, un anno dopo, nel 1946, in occasione del referendum tra monarchia e repubblica.

La lotta delle suffragette costituisce l’inizio della storia del movimento femminista, che prosegue ed è vivo ancora oggi. Ma se gli obiettivi per cui si battevano le prime femministe sono stati raggiunti, quali sono oggi i valori del femminismo e chi ne fa parte? Domande legittime, e per dare una risposta dobbiamo tornare indietro e ripercorrere i passi del movimento.

Dopo la battaglia delle suffragette, denominata prima ondata del femminismo, il movimento si risveglia negli stati uniti negli anni ’60 del Novecento con la seconda ondata.

Dopo la guerra gli Usa conoscono un boom economico ancor più esplosivo di quello europeo, e la prosperità contribuisce a logorare le vecchie strutture sociali, già messe in discussione durante il conflitto, quando le donne avevano sostituito gli uomini impegnati al fronte nelle fabbriche.

I temi cari alle femministe della seconda ondata sono nuovi e molto spesso ritenuti scandalosi per l’epoca: si parla di sessualità, stupro, violenza domestica, di diritti riproduttivi, ma anche di parità di genere sul posto di lavoro.

Sono anni di cambiamenti rivoluzionari: nel 1961 negli Stati Uniti viene messa in commercio la pillola contraccettiva e per la prima volta anche l’Italia vede, negli anni ’70, le sue piazze riempirsi di donne che lottano per il diritto all’aborto e al divorzio, ma non solo: le femministe italiane si battono anche per modernizzare il concetto di famiglia, ad esempio rimuovendo il cosiddetto delitto d’onore, che assicurava pene ridotte agli uomini che assassinavano la moglie adultera.

Convenzione vuole che negli anni ’90 sbocci una nuova era per il femminismo: la terza ondata.

Ci troviamo in un contesto sociale differente dai precedenti, perché apparentemente uomini e donne nei Paesi occidentali hanno pari diritti e opportunità. La realtà dei fatti è, però, che le disparità non sono affatto scomparse, soprattutto nel mondo del lavoro. Le femministe quindi continuano a lottare perché le differenze di salario tra uomini e donne vengano riconosciute e colmate e si battono perché venga istituita una legislazione contro le molestie sul lavoro.

In questa ondata, inoltre, inizia a esserci un’apertura maggiore verso più paesi del mondo e ben presto nascono le femministe islamiche, che devono fare i conti con un’idea di femminismo occidentalizzata che sembrava parlare solo alle donne bianche.

Come inevitabile conseguenza dell’ampliarsi del movimento, iniziano a essere presenti anche varie scuole di pensiero su temi dibattuti come la prostituzione: se negli anni ’70 e ’80 tutte le femministe si erano schierate apertamente contro ogni forma di mercificazione del corpo femminile, nella terza ondata si fanno sentire anche voci che non escludono a priori l’idea che si possa vendere il sesso per libera scelta.

Il femminismo somiglia sempre di più a una rete di femminismi.

E oggi? Oggi ci troviamo nella quarta ondata del femminismo, che ha avuto inizio attorno al 2012 e che presenta una importante differenza rispetto alle altre tre. Le prime ondate, infatti, erano delle donne, per le donne e con le donne: un femminismo al femminile. Ma chi dice che un uomo non può essere femminista? È proprio questa l’intenzione della quarta ondata: l’inclusione, l’aprire le braccia agli uomini e dire loro che possono essere parte attiva del dialogo, che il femminismo, essendo la lotta per la parità dei sessi, interessa anche loro.

Altro punto che caratterizza la quarta ondata è di certo la digitalizzazione delle proteste e l’uso della tecnologia come mezzo di diffusione del proprio pensiero

Chi si riconosce femminista nella quarta ondata crede che tutti gli esseri umani siano uguali e che debbano avere pari diritti. Si concentra molto sull’intersezionalità, spingendo per una maggiore responsabilizzazione di gruppi tradizionalmente emarginati della società, comprese le donne e le ragazze.

L’8 marzo si festeggia la giornata internazionale della donna, un momento dedicato al ricordo e alla riflessione delle conquiste politiche, sociali ed economiche del genere femminile. La storia della festa delle donne nasce nei primi del Novecento.

L’origine dell’8 marzo risale a una tragedia accaduta nel 1908, che ha avuto come protagoniste le operaie dell’industria tessile Cotton di New York, rimaste uccise da un incendio.

Possiamo dire che la Festa della donna ha origine dai movimenti citati in precedenza.

Per alcuni anni la giornata delle donne è stata celebrata in giorni diversi nei vari Paesi del mondo, ma l’8 marzo divenne la data più diffusa in seguito alla Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste del 1921.

Oggi la festa della donna ha un po’ perso il suo valore iniziale. Mentre ci sono organizzazioni femminili, che continuano a cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi di varia natura che riguardano il sesso femminile, come la violenza contro le donne e le differenze di stipendio rispetto agli uomini, molte donne considerano questa giornata come l’occasione per uscire e divertirsi senza pensare a quanti sforzi molte donne prima di lei, abbiano fatto per far si che essa abbia tutti i diritti che possiede.

di Caterina Zucchetti 1^D e Margherita Maj 1^A