Una sfida senza distinzioni

Qualsiasi cosa si ponga di fronte all’uomo è possibile: è nato per adattarsi alle circostanze nelle quali si trova. Se c’è una cosa che non è in grado di concepire, nonostante sia costantemente travolto da esso, è il passare del tempo. Veder passare le giornate davanti ai suoi occhi e sentirsi impotente; solo come non mai, non ha scuse per sfuggire ai pensieri, li sente uno per uno; lontano dalla sua concezione di normalità, si crede folle. Incomincia a porsi domande su tutto, sorprendendosi persino di sé e di cose che nei giorni passati aveva tanto trascurato. Le fasi davanti alle quali si trova sono così tante che probabilmente alla fine di tutto ricorderà poco. Si tratta di una marea di emozioni che mescolate, alla fine, portano a nient’altro che infinite incertezze. I più forti diranno che tutto ha una fine e ne usciranno a testa alta, i più fragili faranno i conti tutti giorni con ciò che fino a poco tempo fa speravano di evitare. Certamente ci sarà una fine e le vite, per quante infinite esse siano, prenderanno forma. Ma è certo che nessuno ne uscirà tale e quale a com’era prima, solo che saranno pochi a rendersene conto. Si respirerà più profondamente, si apprezzerà di più il calore del sole, si amerà un po' di più e quando le mani, le labbra e tutti i corpi ricominceranno a toccarsi, l’uomo sarà finalmente fuori dalla gabbia. Può essere considerata una punizione, ma anche un regalo. Tante volte si ammette di volere del tempo per sé e questo dovrebbe essere il momento per rendere il tempo un amico. La privazione dai rapporti umani porta sofferenza e angoscia, ciò perché si è abituati ad essere circondati da persone che riempiono le proprie vite. Ma nulla di tutto ciò è in grado di uccidere, al contrario della reale causa che ha portato alla situazione circostante. Non essendo tutti medici, la si può trattare come una sfida che mette alla prova ogni passo dell’uomo poiché la vita degli altri dipende dalle proprie azioni. Una sfida che non fa distinzioni per cultura, sesso o nazione, già persa di fronte all’ignoranza e alla mancanza di rispetto e raziocinio e che premierà tutti, un giorno, quando si tornerà a star vicini. L’unica cura alla mancanza del contatto sono le parole, se usassimo le parole giuste potremmo toccare parti del corpo che non si sapeva fossero sensibili. Per ora, il modo più giusto per restarci vicini, è stare lontani… e chi sa… lontani anche dalla persona che si era prima di questa sfida.

 

Alice Pellegrino