I confini ai tempi del coronavirus

10 gennaio

Il tg inizia a parlare di questa nuova polmonite che si sta diffondendo in Cina. A scuola gli amici iniziano a scherzarci su, ma si ride e ci si diverte.

15 gennaio

Arrivano i primi numeri dalla Cina, niente più di una comune influenza. I numeri però crescono, raddoppiano, giorno per giorno. La situazione si fa sempre più seria.

Col passare del tempo, la televisione inizia a parlarne in continuazione, fino a quando la parola “coronavirus” è sulla bocca di tutti.

Il governo cinese inizia a bloccare il focolaio di questo microrganismo sconosciuto a tutti, oltre 11 milioni di persone in quarantena. Tutto questo proprio in un momento di festa e di felicità, quando le famiglie si dovrebbero riunire dopo un anno di duro lavoro e di sacrifici. Il capodanno cinese è rovinato, Pechino cancella tutti i festeggiamenti, così come Shanghai. Ma non è solo la Cina ad attrezzarsi: l’Italia cancella tutti i voli da e per la Cina. 1,4 miliardi di persone bloccate da una delle maggiori potenze occidentali.

23 gennaio

Su tutte le prime pagine e tutti i programmi televisivi: coppia cinese ricoverata allo Spallanzani. Il covid-19 ha ormai superato tutti i confini imposti. Si cerca di rintracciare tutti i loro movimenti, non si sa quante persone hanno contagiato.

Per strada iniziano gli sguardi. Controllo i miei vestiti, sarò uscita in pigiama? Apro la fotocamera interna del mio cellulare, sarò sporca? Niente. Salgo sulla metro, come tutti i giorni della mia vita e dopo l’ennesima persona che si allontana finalmente realizzo: sono gli occhi a mandorla, la pelle giallastra e i tratti orientali. Al coronavirus non interessano i confini culturali imposti da noi uomini, ma a noi si. Non ci faccio troppo caso, più spazio per me quando la metro sarà strapiena.

Giorno per giorno la distanza aumenta, le persone iniziano a bisbigliare “allontanati, quella porta il coronavirus”, “c’è una cinese, cambiamo strada”, “lasciala passare”. Forse pensano che io non possa capirli.

E proprio quando mi sento più sola arrivano le notizie del web “bambino picchiato perché cinese”, “ragazza orientale obbligata a scendere dal bus”.

Oltre al coronavirus sembra essere nato un virus molto più forte e letale: il virus del razzismo, o meglio sinofobia, avversione verso le persone di etnia cinese.

22 febbraio

Uomo di Vò Euganeo morto di coronavirus. A un mese dal ricovero della prima coppia affetta da coronavirus, scoppiano 2 nuovi focolai nel cuore del nord Italia. 11 comuni tra Lombardia e Veneto in quarantena.

Dopo due mesi dall’inizio dell’espansione di questo virus, anche l’Italia si trova in uno stato di emergenza. Non si sa ancora niente, quante persone siano state contagiate, dove sia già arrivato…niente.

23 febbraio

Dopo sole 24h dal primo decesso, l’Italia si vede costretta a chiudere tutte le scuole lombarde e venete. 5 milioni di giovani a casa per coronavirus. Per ora sono previsti solo tre giorni di sospensione. Intanto il sud Italia cerca di salvarsi: controlli, intere regioni chiuse e treni cancellati per chi arriva dal nord Italia. Ma non è solo all’interno dell’Italia che, ancora una volta, ci si divide, molti Stati occidentali iniziano a prendere provvedimenti “American Airlines cancella tutti i voli con l’Italia”, “treni dalla Lombardia per l’Austria bloccati” “14 Lombardi costretti a tornare a casa appena dopo essere atterrati alle Mauritius” e come questi, molti altri.

L’Italia, che aveva per prima allontanato il “paese degli untori”, si ritrova lei stessa ad essere isolata, con quegli stessi metodi.

10 marzo

L’Italia impone la quarantena a tutti, dalla Val d’Aosta alla Sicilia. Tutte le scuole chiuse per almeno un altro mese.  Controlli tra una provincia e l’altra. Si può uscire solo per fare la spesa.

E ancora, in un momento di crisi per tutta l’Europa, si cerca di trovare il colpevole. L’Unione guarda indispettita l’Italia, l’italia continua a dare la colpa agli occhi a mandorla. Al reparto dei surgelati i bambini scappano dai genitori, tra la frutta e la verdura le signore si allontanano, la metro si svuota non appena metto piede nel vagone, e i bisbigli continuano.

Io, ragazza cresciuta in Italia con le abitudini occidentali, allontanata dai miei concittadini per i miei tratti orientali, giudicata per il mio accento milanese dai meridionali, e bloccata in Italia per la mia cittadinanza. E così come me, migliaia di altri ragazzi in giro per il mondo vengono trattati come appestati, picchiati e discriminati per il semplice colore della pelle in un momento in cui l’unione dovrebbe fare la forza. Dalla Cina continuano ad arrivare attrezzature, macchinari e un gruppo di medici specializzati. Durante questa emergenza mondiale dovremmo imparare dal virus e non guardare confini, colori della pelle o forme del viso.

classe 3B