Scontro di civiltà

«Molte famiglie perderanno i loro cari»: questa frase agghiacciante è stata pronunciata pochi giorni fa dal primo ministro inglese Boris Johnson durante un discorso alla nazione. Si tratta di un’affermazione solenne e allo stesso tempo tragica che ha raggelato il sangue nelle vene non solo a milioni di cittadini britannici ma anche al mondo intero. Specie all’Italia costretta in questi giorni ad una battaglia al coronavirus su basi e con armi di tutt’altra natura improntate al diritto più alto e sacro della salute di tutti a scapito di tante vite tra infermieri e medici ben consapevoli del valore sotteso al giuramento di Ippocrate. Davanti alla possibilità che migliaia di persone perdano la vita, il premier dalla folta chioma bionda ha un’idea geniale: non fare nulla, avanti come se niente fosse.  Johnson, così come il suo seguito di massimi esperti scientifici e sanitari britannici, è convinto che bloccare il virus sia impossibile, ed è perciò preferibile che la popolazione sviluppi da sé anticorpi. La conclusione è scontata: i più fragili e deboli saranno sacrificati così che, una volta superato questo buio periodo, si estenda l’immunità di gregge. Il discorso di Boris Johnson appare quindi una squallida copia di quello pronunciato da Winston Churchill nel 1940, durante la Seconda Guerra Mondiale, l’adattamento odierno di “Lacrime, sudore e sangue”,  lacrime piante per i propri cari, sudore del personale medico che si fa in quattro per salvare vite, sangue dei più fragili e più deboli che saranno sacrificati come bestie da macello.

La domanda sorge spontanea: se si adotta questa politica di sterminio, cosa succederà ai più fragili? Sono parte di questo gruppo non solo gli anziani, ma anche i malati e i disabili, insomma, quella fetta di società che, sin dai tempi più antichi, è sempre stata considerata un “peso”. Il celebre santo e scrittore del 1400 Thomas More ha affermato in uno dei suoi più celebri libri, “L’Utopia”, che i più deboli e fragili, in quanto fardello( burden), devono essere persuasi al suicidio perché possano alleggerire la patria di un peso del tutto inutile. Questo sacrificio a vantaggio dei più forti apre mille questioni e dibattiti etici che non hanno facoltà di portare ad una verità comune, se non ad una propria opinione in merito che può essere tanto veritiera quanto fallace. Può allora l’idea di More, non molto lontana da quella di Johnson, esser considerata il giusto metodo per estinguere il corona virus? Si tratta sicuramente di una politica assai spietata e radicale, assimilabile addirittura ai sacrifici spartani sul monte Taigeto dove i bambini deformi era abbandonanti a se stessi in quanto considerati “di intralcio” al rafforzamento della polis greca. Questo “lasciare indietro” i non-abili perché non abbastanza forti è un atteggiamento tipico del cuore egoista dell’uomo.  Ne si può avere un assaggio ne “La notte”, libro nel quale il protagonista abbandona alle fauci di Auschwitz lo stesso padre, in quanto gravemente malato. Nel dolore e nella paura l’uomo perde quindi tutta la propria razionalità, a discapito di chi non ha le forze necessarie per sgomitare e lottare per la propria vita. Siamo esseri tremendamente corrotti ma allo stesso tempo sappiamo far trionfare l’amore e l’altruismo sull’atavica fame di vita, ed aiutare un malato, un disabile, un anziano, con la stessa generosità che noi desidereremmo se ci trovassimo in una tale situazione. I più deboli sono quindi vittime del loro stesso tempo, e allora spetta noi decidere se aiutarle nel nostro piccolo o sacrificarle egoisticamente seguendo il nostro insaziabile desiderio di sopravvivere.

Johnson sembrerebbe aver optato, ormai, per questa politica di decimazione che segue le spietate leggi della natura. Si tratta degli stessi principi esposti da Darwin ne “L’origine delle specie”: ogni specie vivente va incontro ad una selezione naturale che vede il prevalere dei più forti, a discapito degli individui fragili che andranno incontro ad un amaro destino. Si può sconfiggere la forza della natura? No, non si può; ma si può combattere per i più deboli e con i più deboli che sono esseri umani quanto lo siamo noi.

E perciò è inevitabile che si ripeta il solito finale che ormai è nella storia da sempre: si salveranno i ricchi, i forti, gli audaci, mentre i poveri, i deboli, gli stolti periranno. Sta all’uomo decidere se questo sia giusto o sbagliato e agirne di conseguenza , affidandosi quindi alla propria onesta coscienza.

Classe 3B