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L’isolamento ci fa riscoprire cose di cui si erano perse le tracce

Dal 5 marzo da quando è stato dato l’ordine di chiusura delle scuole e dei servizi pubblici e negozi sto in isolamento a casa con la mia famiglia. In questi giorni sto vivendo l’isolamento in modo che se anche sto a casa cerco di non isolarmi. Mi sono organizzato la mia giornata poiché non  vado a scuola  comincia così,  mi alzo un po’ più tardi e quindi questa e una cosa positiva, mi connetto con il computer  con l aula virtuale che le prof hanno creato per noi per seguire le lezioni e quindi un modo per  vederci sentirci e ascoltare le lezioni  insieme a i miei compagni , come se stessi a scuola dopo la mia giornata la passo cosi: svolgo compiti o studio,  un po’  gioco a Playstation  con mio fratello, parliamo e ci divertiamo a fare delle cose insieme, spesso mi diverto a fare la pizza con mamma , o guardo la tv. Da quando sto a casa spesso dalla tv sento e vedo dell immagini molto   brutte tipo quando il camion dell esercito ha trasportato tutte quelle salme sono rimasto molto male   ,spesso vedo che le persone comunicano attraverso  video chiamate oppure con dei semplici saluti dai balconi delle loro case sentendosi più vicino agli altri visto anche dei volontari che portano la spesa alle persone anziane,   e quello diventa un modo per relazionarsi e dare aiuto a chi ne ha bisogno.  In questi giorni da quando sono a casa ho scoperto che è  bello stare tutti insieme con mio fratello e mia sorella perché  prima li vedevo poco perché erano impegnati con l università oppure uscivano, invece adesso è bello sapere che ci sono. In questi giorni sono molto contento perché mi diverto molto a parlare con mio padre perché   è  un ferroviere e non c’è  quasi mai da quanto ce il coronavirus lui sta più tempo a casa e quindi ci divertiamo molto  ,  a giocare a pallone sul balcone o a carte,  di questo sono molto sono anche contento perché magari ,so che quando sta a casa  non rischia di ammalarsi. Da molti giorni non vedo i miei nonni  che vivono a Napoli   e quindi poiché  non posso andarli a trovare  , il pomeriggio li chiamo e faccio delle video chiamate facendogli compagnia  così non si sentono soli e abbandonati  ,per fortuna con loro vive mio zio  , e quindi in questi giorni così difficili  farò tesoro per stare  più  vicino ai miei cari amandolo di più. Penso  che    D’Avenia vuole comunicarci con l esempio del protagonista di vetro che in questi giorni, anche noi siamo diventati di vetro, siamo fragili perché siamo costretti a confrontarci e a riscoprire cose  di cui si erano perse le tracce: imparare ad aiutare gli altri, capire le loro fragilità , stare  con noi stessi,  capire che l isolamento non deve portarci a isolare gli altri e che l’isolamento non deve esistere per nessuno anche dopo il coronavirus.

 

Alessandro Auriemma III D

Marino Guarano di Melito di Napoli