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Il Papa all’Angelus: l’amore per Dio è onnipotente e la vita che dona ci rende compassionevoli verso gli altri.

Di Enrico Castrataro e Antonio Iannarelli – Istituto Omnicomprensivo I.S.I.S.S. “A. Giordano”, Venafro (Is)

Durante la quinta domenica di Quaresima, il Papa rilegge il Vangelo di Giovanni centrato sulla sofferenza di Gesù per la morte di Lazzaro, ricordando a ciascuno che l’amore per Dio è onnipotente e che siamo stati creati per la vita.

“Signore, che io pianga con te, pianga con il tuo popolo che in questo momento soffre.” Queste sono le parole che il Papa ha pronunciato nella messa di domenica scorsa celebratasi a Santa Marta (vicino San Pietro). Il Papa prega per tutte le vittime di questa terribile pandemia e ci invita ad essere partecipi di questa sofferenza, di sciogliere il nostro cuore e piangere insieme come avrebbe fatto Gesù, “Che oggi sia per tutti noi la domenica del pianto”. Attraverso l’Angelus ci invita poi a togliere ogni pietra dalla nostra anima, sassi pesanti come la critica, l’ipocrisia e l’emarginazione dei più poveri. “Per l’azione e la forza dello Spirito Santo – afferma Francesco – il cristiano è una persona che cammina nella vita”. Dunque anche la risurrezione di Lazzaro è segno della “rigenerazione” del credente. Infine la raccomandazione a essere, con l’aiuto di Maria, compassionevoli come Gesù, che ha fatto suo il nostro dolore. Le parole del Papa, ascoltate da milioni di fedeli in tutto il mondo, hanno colpito nel profondo ogni cuore. Il Papa con le sue parole torna a dirci che è solo in Gesù che il cristiano trova la vita. Hanno il sapore di consolazione, di vicinanza ai più sfortunati che in questi giorni si trovano malati negli ospedali, ma hanno soprattutto sapore della voglia di vivere che caratterizza ognuno di noi, voglia ti tornare a gioire insieme. È inutile infatti attanagliarci con lamentele. Tutti i nostri pensieri e le nostre preghiere sono rivolte alle famiglie dei malati, private dall’affetto dei loro cari; ai malati stessi che impauriti non hanno certezze sul futuro, e soprattutto ai medici che sono chiamati a fare un sacrificio inumano, a rischiare la vita ai limiti della resistenza umana. Sono loro i veri soldati di questa guerra contro un nemico invisibile che è in qualsiasi luogo e che fa paura come non mai. Spesso questo viene dimenticato e molte persone continuano ugualmente ad uscire nonostante ci sia la quarantena. E’ nostro dovere rivolgere tutto il nostro cuore e tutta la nostra gratitudine a coloro che rischiano la vita per un bene più grande, per un bene che va oltre l’egoismo umano, per un bene che è la vita di una Nazione.