Ragazzi

Sabato sera. Sto per uscire coi miei amici, andiamo a farci un giro sul Naviglio. Mi preparo ed esco.

Trovo già gli altri che mi aspettano: Giovanni, Beatrice e Sara. Naturalmente mi fanno un applauso per il ritardo, accompagnato da una serie di commenti che percepisco altamente familiari: “Alla buon ora!” “Meno male che era alle 9 a Porta Genova!” “Cos’è successo Alberto, hai sbagliato autobus?”

Dopo aver accolto tutte queste frasi con un sorriso, ci avviamo sul naviglio, come ogni volta, senza una meta precisa. Già sappiamo che ci ritroveremo senza niente da fare dopo una mezz’oretta, ma non ci interessa, usciamo comunque e ci divertiamo.

Purtroppo però questi non sono giorni come gli altri. Si segue sempre lo stesso copione. Si parte con una battuta del tipo (naturalmente sempre di cattivo gusto): “che ne pensi di quel signore che si copre la bocca con la sciarpa?” o “che ne dici di andare a tossire di fianco alla gente per vedere la loro reazione?” per poi passare all’argomento serio in se. Non se ne  può fare a meno, se si parla per più di 10 minuti, si cade inevitabilmente sull’argomento COVID-19, e così si inizia a discutere:

“Ragazzi smettetela di comportarvi da bambini, qui stiamo parlando di una cosa seria!” Grida Beatrice fuori di sé. “In casa mia ormai ognuno mangia nella propria stanza, ed è già tanto che i miei mi abbiano fatta uscire oggi. Tra l’altro mi sa che avrei fatto meglio a restare a casa.”

“Non essere esagerata” dice Giovanni con voce rilassata. “Qui stiamo parlando di un virus di cui ci sono pochissimi casi in tutta italia, e te ti preoccupi di prenderlo qui, a Milano?”

“Però per quanto ne sappiamo” intervengo io “il virus potrebbe essere già tutto intorno a noi, i sintomi del contagio non arrivano subito.”

“E dato che ha una mortalità del 3%, direi che faccio più che bene a preoccuparmi” mormora Beatrice scocciata.

“Sul rischio di morte si può discutere, probabilmente infatti è molto minore, poiché quel dato rispecchia il numero di morti fratto il numero degli infetti registrati, non quello degli infetti totali, che sono probabilmente la gran parte dei portatori.Secondo me stanno facendo un gran chiasso per niente, si risolverà prima del previsto.” Affermo convinto e trionfante.

“In quanto al ragionamento sulla mortalità sono d’accordo” comincia Sara con tono sicuro “però se vogliamo parlare della pericolosità di questa malattia non è l’unico problema da considerare.”

“Di cosa dovremmo aver paura oltre che alla morte scusami?” chiedo piuttosto infastidito

“Per esempio degli immunodepressi, non essendoci né la cura né il vaccino per questo virus molte persone come anziani o gente con problemi respiratori potrebbero essere in pericolo, e non abbiamo mezzi molto efficienti per aiutarli.”

“Almeno questa generazione non sarà corrosa dalle pensioni degli anziani.” dice Giovanni con tono sarcastico

“Questa potevi anche risparmiartela”

“Faresti meglio a stare zitto”

“Comunque” riprendo io “non penso che questo virus sia molto aggressivo, e anche fosse ci sono gli ospedali ad accogliere i malati, non credo ci faremo distruggere da un’ influenza solo perché è leggermente diversa dalle altre.”

“Il problema invece sta proprio nel fatto che è leggermente diversa, per questo motivo l’influenza coinvolgerà tutti senza eccezioni, rendendola molto più contagiosa.”

“Resta il fatto che i malati gravi sono solo una piccola percentuale che può essere aiutata dagli ospedali.”

“In una popolazione anziana come la nostra la percentuale non è così piccola, e gli ospedali non sono infiniti, i posti prima o poi finiscono. A quel punto sì che siamo messi male.”

“L’unica cosa che spero è che non ci facciano saltare la cogestione” interviene Giovanni per un’ennesima volta.

“Direi che non è il problema principale al momento” lo ammonisce ulteriormente Beatrice.

“Credete seriamente possano chiudere le scuole per questa scemenza?” Domando con tono di superiorità.

“Sarebbe un buon modo per bloccare l’epidemia” Dice Beatrice.

“Indipendentemente da cosa succederà, direi che per ora possiamo stare tranquilli” concludo io piuttosto frettolosamente.

Osservando cosa pensavo sarebbe successo qualche settimana fa, mi sono reso conto di una cosa: tutte quelle persone di cui Alessandro Manzoni parla nel suo romanzo, che agivano scorrettamente per la diffusione della malattia, convinte nella loro ignoranza, non sono poi così distanti da me. Ho sempre studiato gli eventi passati e gli errori delle persone venute prima di me con fare superiore, ma questa esperienza mi ha fatto riflettere almeno un minimo su quanto io sia saccente. Spesso però, più si ignora la verità, più si è convinti di aver ragione, o almeno questo funziona per me. Pur di vincere anche una semplice discussione, convinco me stesso di una cosa che non posso sapere, e ci aggiungo dati che non conosco a pieno, così da sperare di persuadere l’altro della mia opinione.

Mentre scrivo queste parole, spero soltanto di non ricadere nel mio stesso errore un’altra volta, anche solo per dare un senso a quello che sto vivendo in questi giorni, a questa quarantena che mi sta dando abbastanza tempo per riflettere.

Classe 3B