UN INSEGNAMENTO INASPETTATO

Dopo circa un mese di considerazioni fatte sulla sfortuna dei cinesi e continuato a vivere le nostre giornata normalmente, senza essere a conoscenza di ciò che stava accadendo nel mondo e pensato che il virus non ci avrebbe colpito, il Coronavirus è arrivato anche in Italia. Non è solo arrivato: ci ha invaso, senza chiederci il permesso, senza preoccuparsi di sapere se fossimo pronti o no ad affrontarlo. Anzi lui ci aveva avvisato, solo che noi non gli abbiamo dato importanza. Adesso chiusi in casa a causa della nostra precedente noncuranza; guardiamo le altre nazioni che stanno vivendo ciò che noi abbiamo già affrontato e vorremmo spiegare loro di stare in casa, di capire la gravità della situazione. Ma del resto l’abbiamo fatto anche noi … ma forse è così che deve andare: bisogna prima viverle le cose per capirle. Inizialmente ci sentivamo invincibili, successivamente abbiamo iniziato a renderci conto della situazione ed è qui che è arrivata la paura, la presa di coscienza e il silenzio. Il virus non guarda in faccia a nessuno, ci tratta tutti allo stesso modo, come d’altronde dovrebbe essere. Inoltre ci sta insegnando molte cose: la differenza tra le cose importanti e quelle superficiali, che il pianeta va trattato con cura, che basta davvero poco per essere felici e altrettanto poco per essere infelici. Diciamo che ha dato inizio a un nuovo stile di vita e un nuovo modo di pensare, almeno per me. Da quel giorno è cambiato tutto, non è stato più possibile andare a scuola o uscire per incontrare gli amici o i propri cari. Non più lezioni seduti al proprio banco, circondati dai propri compagni, ma lezioni virtuali dove la conversazione è quasi tutto scomparsa, per lasciare giustamente spazio alle spiegazioni dei professori. Mi manca così tanto quel momento di svago durante la ricreazione, il caos che si creava e che riempiva le aule che ora sono silenziose e ordinate. Mi mancano le domande ai prof “posso andare in bagno?” o “quando facciamo ricreazione?”, ora sono sostituite da frasi tipo “Prof ho problemi di connessione” o “non la sento ma riesco a vederla” o ancora “non riesco ad attivare la cam”. In questi giorni abbiamo dovuto imparare a seguire le regole di comportamento diverse da quelle a cui eravamo abituati. Ora è importante attendere il proprio turno per parlare,  dopo aver attivato il microfono che però a qualcuno si blocca magicamente nel momento in cui i prof fanno una domanda. Il tempo passato a casa mi permette di trascorrere belle serate sul divano con la mia famiglia a vederci un film. La sera posso fare più tardi perché le video lezioni non iniziano presto e quindi anche i tempi sono più lunghi rispetto a quando andavo a scuola. La distanza forzata mi sta facendo apprezzare quanto è bello poter abbracciare le persone che si vogliono bene, tutte cose che molte volte si danno per scontate. Da un mese non vedo i miei nonnini che riesco a salutare solo con le videochiamate per colmare l’enorme mancanza che provo per loro. Non vedo l’ora che arrivi il giorno in cui potrò riabbracciare tutte le persone a me care, ma proprio per il bene che provo per loro è importante restare a casa. 

Il Coronavirus però in fondo riuscirà solo a rafforzare i rapporti e renderci più uniti, andrà tutto bene.

Flavia Crisci 

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