Intervista a un giovane attore

Adriano Colasanti, 16 anni, attore nel cortometraggio Arte.

D. Ciao Adriano, grazie di essere qui, è un piacere poterti intervistare. Parliamo della tua esperienza sul set del cortometraggio Arte, ci puoi descrivere questo progetto?

R. È un cortometraggio a parer mio sperimentale per quanto riguarda la parte tecnica, ma anche per una questione di figure e concetti allegorici. È un progetto al quale lavoriamo da diversi mesi, abbiamo iniziato a girare a dicembre del 2019, ma le idee risalgono a molto prima. Purtroppo a causa degli ostacoli attuali siamo stati obbligati a sospendere le ultime attività di ripresa. Ma speriamo di poter ricominciare al più presto. Comunque, parlando della storia, posso dire che il messaggio più significativo che caratterizza il corto è un vero e proprio omaggio all’arte… intesa in tutte le sue forme, possiamo menzionare la pittura, la letteratura, la recitazione. In qualche modo l’arte è la via di fuga che abbraccia tutti e che accomuna ogni essere umano. È un percorso difficile per l’individuo, ma necessario. Questo cortometraggio penso rispecchi bene questa ambivalenza.

D. Come definiresti i personaggi?

R. Ti dico subito che il protagonista del corto non ha un nome. In questo modo il personaggio viene associato metaforicamente non a un singolo individuo ma all’intera specie umana. La sua storia inizia nel momento in cui entra in una casa vuota, che, metaforicamente, non è altro che la vita. È infatti ancora priva di tutto ciò che può essere ricondotto alle esperienze. All’interno della casa c’è anche un altro personaggio. Si tratta di una ragazza, che rappresenta Dio. Nella casa c’è solo una pila di libri, che possiamo pensare come il sapere universale e che diventa il tramite per scoprire l’arte. Il protagonista quindi scopre l’arte, ne riconosce l’aspetto tragico e si confronta con Dio.

D. La figura di Dio appare molto provocatoria, perché questa scelta?

R. Fondamentalmente per scardinare il concetto di Dio dalla visione tradizionale. Il Dio a cui pensiamo noi è molto più ampio, quindi può essere donna e può indossare e calze a rete. Rimane comunque una figura molto vaga proprio per sottolineare il dubbio circa la sua esistenza.

D. Un cortometraggio che parla di sofferenza, di creatività e di scoperta. Credi che noi giovani oggi facciamo bene a trattare questioni così complesse o rischiamo di raccontare impropriamente realtà che non ci riguardano?

R. Questo corto porta con sé proprio quest’idea, che è al di là storia: noi siamo un gruppo di ragazzi senza un minimo di budget, che però sa creare. Il nostro lavoro non è dato al caso: ogni scelta registica e interpretativa ha un senso. Non stiamo commettendo uno sproposito, sappiamo di cosa stiamo parlando e lo dominiamo con cura. Quindi per rispondere alla tua domanda: non c’è un’età per iniziare a creare seriamente, se dei ragazzi giovani sanno comprendere e sviluppare idee complesse andrebbero valorizzati e, per citare La Grande Bellezza, “In questo paese per farsi prendere sul serio bisogna prendersi sul serio”.

D. Quindi qual è il pubblico di riferimento di questo progetto?

R. Noi ci rivolgiamo agli spettatori che amano il buon cinema. Sappiamo di poter essere capiti solo da coloro che apprezzano la complessità di un’opera e che non si fermano alla trama o alla qualità della recitazione. Questo corto è una caccia al tesoro: ogni dettaglio porta a un’interpretazione diversa e a un diverso livello di significato. So che non sono scelte popolari, ma è ciò che ci piace supportare.

D. Bene parliamo un po’ di voi. Nel cast c’è anche Clara Guattari, come sono andate le cose tra voi?

R. Io e Clara recitiamo nella stessa compagnia teatrale da circa otto anni. Siamo cresciuti insieme e condividere anche questa esperienza è stato molto bello. Non sono abituato a misurarmi con una cinepresa e avere lei a fianco mi ha fatto sentire più a mio agio.

D. Tralasciando la recitazione, so che hai lavorato a stretto contatto con il regista. Come è andata questa collaborazione?

R. Molto bene, io e Luca ci conosciamo da anni e abbiamo sempre condiviso molto in termini artistici. E così è stato anche in questo lavoro. A partire dalla sceneggiatura, ma anche per delle scelte registiche della post-produzione, lui ha sempre tenuto molto in considerazione il mio punto di vista. È stato anche fondamentale l’aiuto di Leonardo, il direttore della fotografia, senza il quale tutto questo sarebbe stato irrealizzabile.

D. Il lavoro quindi è quasi terminato. Quali sono le vostre aspettative e le vostre aspirazioni?

R. Non ci aspettiamo sicuramente grandi numeri: è solo il primo di tanti lavori. La cosa migliore che ci possa capitare è che qualcuno ci noti, magari per finanziare un secondo progetto al quale stiamo già pensando. Sicuramente non ci fermiamo qui. Lavorare a questo corto è stato soddisfacente ma sappiamo di poter fare di più.

D. Bene, allora in bocca al lupo. Grazie del tuo tempo.

R. Grazie a te.

Luca Delorenzi