E’ arrivato cosi, sembrava innocuo e docile. Si è trasformato col tempo in una bestia. A livello medico e mentale. E’ stato furbo. Veloce. Era l’argomento più trattato da giornali e telegiornali quando ancora non era in Italia, tutti erano tranquilli pensando di poterlo gestire facilmente, nonostante questo si è impadronito di molte vite, si è impadronito della libertà di tutti obbligando a restare a casa, ha messo a rischio ulteriori vite, quelle dei dottori, che vogliono salvare quelle già malate…
Non credo che sia rispettoso lamentarsi perché si è obbligati a stare a casa, quando ci sono dottori, impiegati e altre persone là fuori, che non sono fortunate come noi, che possiamo aiutare stando seduti sul divano.
In effetti mi manca la libertà, andare a scuola, vedere tutti giorni i miei amici, uscire, andare a camminare con il mio migliore amico senza chiedere il permesso, essere messa in castigo, andare ad allenarmi e divertirmi con le mie compagne. Ma credo anche che stando in quarantena stiamo riassaporando la casa, la famiglia, il fatto di leggere tutto un libro in tre giorni, appassionandosi. Farsi la doccia per sentirsi cullati, e non solo per togliersi il sudore di dosso.
Stando a casa ho passato tanto tempo con mia mamma e mia sorella. Ho scoperto che sono simpatiche. Sono diventate le mie più care amiche. Ho riscoperto come ci si sente annoiandosi. Ho imparato a cucinare qualcosa, ho riordinato la mia camera. Credo che stare a casa sia servito, in fondo, a quando potrò uscire di nuovo…
Quando potrò uscire di nuovo farò tutto quello che mi è mancato di più, con più passione e voglia di prima, all’ultimo punto della partita salterò il doppio per la felicità, quando saremo sotto di tanti punti mi butterò ovunque pur di non far cadere la palla e far vincere la mia squadra, la prossima volta che prendo un’ insufficienza mi metterò in gioco per far in modo che non accada di nuovo. La prossima volta che mia madre mi sgriderà le dimostrerò che ho imparato la lezione, la prossima volta che scappo però, arriverò più lontano, con le mie scarpe e i miei jeans, che ormai non indosso da tempo.
Ottavia Resini.
I.C: Biella3 – Marconi-3E