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Una vita tra i banchi, l’intervista a un’ex professoressa di inglese

Oggi intervisteremo l’ex professoressa di inglese Franca Chisci che ci illustrerà i passi fondamentali della sua carriera lavorativa.
-Innanzi tutto, quando e come ha pensato la prima volta che sarebbe diventata una professoressa di inglese?
-La prima cosa che ho pensato, non è stato tanto la specifica competenza di insegnare, ma proprio il fatto di insegnare. A quel tempo la mia laurea non era specifica di lingue ma, dopo aver dato l’esame per l’abilitazione all’insegnamento per le lingue straniere, insieme ai laureati in lingue, ho scelto l’inglese perché quella più richiesta.
-Come ha approfondito la conoscenza della lingua inglese?
-Ho passato un anno in North Carolina perché mio marito era un ricercatore in fisica alla Duke University e per lo stesso motivo qualche anno dopo andai a Vancouver.
– Dove e come ha incominciato a insegnare?
-I primi anni sono stati i più difficili da un punto di vista pratico; da Firenze mi svegliavo alle 4.30 per raggiungere un paesino in Casentino dove ho felicemente insegnato per i primi 3 anni.
-E dopo questa prima esperienza come ha continuato?
-Prima ho insegnato in provincia di Firenze ma, dopo essermi sposata mi sono dovuta trasferire a Roma dove ho insegnato al liceo Aristofane per più di 20 anni.
-Qual è stata la sua esperienza personale con gli studenti?
-Personalmente è stata bellissima ho cercato di dare tutto quello che potevo da un punto di vista delle competenze specifiche ma soprattutto ho cercato sempre di educare al meglio i miei studenti, di instaurare un buon rapporto umano vedendoli prima come persone che alunni.
-Si è sentita soddisfatta di come ha insegnato e di cosa ha ricevuto in cambio dagli studenti?
-Certamente avrei potuto fare di più poiché nessuno è perfetto, ma devo ringraziarli perché mi hanno fatto sentire sempre giovane e viva.

-Con gli altri professori e stata la stessa cosa?
-Ho sempre cercato di vedere più gli aspetti positivi che quelli negativi nei miei colleghi nei limiti del possibile per poterci lavorare insieme perché nelle guerre perdono tutti, non si costruisce niente, ma si distrugge e basta.
-In generale si sente soddisfatta di cosa ha fatto e lo rifarebbe?
-Sì, sono stata molto felice e ho avuto tante esperienze sia nel bene che nel male con un bilancio, che per il mio ottimismo, è positivo. Non so se riprenderei questa strada perché alcune volte avrei dovuto perdere meno tempo nel prendere le decisioni.