Se restiamo dentro, ne usciamo fuori

Possono separarci una porta, un balcone, un computer. Ma niente e nessuno potrà separare i nostri cuori.
Ormai è passato più di un mese per quella che molte persone descrivono come un inferno, la quarantena. In Italia, dall’inizio dell’epidemia ad oggi, si contano un totale di circa 200mila contagi e quasi 30mila deceduti, ma sembra che finalmente questo paese possa fare un sospiro di sollievo.
L’Italia, infatti, sta ripartendo con il decreto firmato dal Premier Conte, che dà l’avvio alla fase 2 di questa pandemia. Il 4 maggio, quindi, si potrà andare per strada più liberamente, ma con le giuste precauzioni. Questa scelta del premier, ovviamente, ha creato molteplici problematiche e polemiche, poiché le regioni più colpite, fra cui a Lombardia e Veneto, non si ritengono ‘pronte’. Personalmente, ritengo che questa scelta di a Conte possa essere troppo affrettata, per molteplici motivazioni, di cui  la più importante è la facilità con cui il virus può essere diffuso:  infatti basta un singolo individuo che sia infetto per generare nuovamente l’epidemia. La fase 2 sarà ancora più complicata e delicata della fase 1  poiché, nonostante i casi che vanno via via diminuendo, il virus non è stato ancora sconfitto e finché non sarà creato  un vaccino, tutti saremo a rischio.
Questa sfrenata voglia di uscire che colpisce i miei coetanei, ma non solo, mi appare insensata e ingiustificata; certo, mi mancano i miei amici, la passeggiata sul lungomare la domenica mattina, lo stare al bar fino alle 8 di sera, ma in questo momento ci troviamo in una situazione di emergenza, in cui le persone soffrono a causa di questa malattia.
Quando sento la mancanza delle mie piacevoli abitudini , penso al dolore che avranno provato i familiari delle persone colpite da questo virus, e allora capisco che la tristezza che provo non è nulla in confronto.
Grazie alla tecnologia  ci sono mille e più modi con i quali posso contattare, e vedere i miei amici, ma nessuno strumento tecnologico  riporterà mai in vita  tutte le persone che il virus ha trascinato con sé.
Vorrei, dunque,  lanciare un appello non solo a tutti i ragazzi che aspettano il 4 maggio con ansia, ma a tutti gli italiani: vorrei chiedervi di restare a casa, di pensare a tutti i vostri compatrioti che soffrono, a tutti i dottori che combattono ogni giorno, non per un benessere personale, per un bene maggiore, per TUTTI NOI.
Come  li ringraziamo?  Uscendo il 4 maggio solo perché ci annoiamo a casa e non vediamo l’ora di uscire.
La frase che ho deciso di utilizzare come titolo per questo articolo, rispecchia pienamente il mio pensiero riguardo questa situazione: “se restiamo dentro, usciamo fuori”. Se tutti noi preferissimo restare a casa, piuttosto che uscire  anche per una scusa banale, questa epidemia finirebbe prima: basta pensare alla causa di questa pandemia, il contatto. Il contatto è ciò  che più dobbiamo evitare in questo periodo, poiché anche  una sola persona asintomatica può creare una situazione peggiore della fase 1.
D’altronde, oggi, abbiamo tutte le comodità a casa, lo stato ci sta semplicemente chiedendo di stare comodi a casa davanti Netflix, non ci sta obbligando ad andare in guerra.
Dunque, chiedo a tutti gli italiani di fare un ultimo piccolo sforzo, perché sarà questo che ci porterà il prima possibile alla vittoria, finirà anche la notte più buia, e il sole splenderà come non mai.

Anche se il timore avrà sempre più argomenti, scegli la speranza. (Lucio Anneo Seneca)
“Rimaniamo distanti oggi per abbracciarci domani. Fermiamoci oggi per correre più veloci domani”. (Giuseppe conte).
“Le lacrime di oggi sono gli arcobaleni di domani”. (Ricky Nelson).

Luca Vitolo 3N classico 2.0 – liceo G.B. Vico Napoli