La mia quarantena – Lontani ma vicini

Mi sento un po’ come un pesce in un piccolo acquario, sempre nello stesso luogo, sempre le stesse cose, l’acqua che ristagna: una pericolosa monotonia. Pericolosa perché a star troppo inerti ci si abitua a questo vuoto e poi è difficile uscire da questa campana di vetro in cui ci siamo cacciati. Le abitudini si creano con la costanza. Bisogna dunque cercare di non trasformare il nulla e il niente in abitudini. Bisogna cercar di mantenere in allenamento oltre al corpo, che a molti può venir come la cosa più naturale o necessaria, la mente. Il cervello in fondo è un muscolo e se si lascia atrofizzare per pigrizia o inerzia non è gran cosa. Certo non si può pretendere d’esser lucidi e svegli come in condizioni normali – gli stimoli esterni sono praticamente inesistenti – ma bisogna cercare di non far spegnere completamente e abbandonare nello sgabuzzino quel gran bello strumento che è il nostro cervello.
A tal proposito le video lezioni, dunque la scuola – con tutti i loro tanti (troppi) difetti – aiutano, perché danno quella parvenza di normalità e quotidianità di cui c’è enorme bisogno. Far lezione la mattina, di conseguenza alzarsi ad un orario decente, o avere i compiti da fare nel pomeriggio, per cui non si può vegetare e basta sul divano tutto il giorno, ristabiliscono un minimo gli equilibri della vita di tutti giorni e bilanciano positivamente un poco lo stile di vita attuale, che quasi li perdono i professori per i compiti che ci danno.
Il punto di riferimento principale, però, l’aiuto maggiore, io l’ho trovato nella lettura. Essa infatti ha molti pregi: dal far ragionare al dilettare, dal permettere di girare il mondo anche adesso a visitare mondi che solo nella fantasia esistono; la definirei con questa frase tratta da “L’ultima Legione”: “Aiuta a dimenticare gli affanni, libera l’anima dall’angoscia e dalla noia del quotidiano, ci mette in contatto con un mondo diverso”. Da quando dunque è iniziata la quarantena, circa un mese, ho letto cinque libri. Qualcuno potrebbe obiettare «Cinque è un bel numero, ma non una cifra stratosferica di cui far tanta pubblicità, anzi quasi pochino visti tutti gli elogi che hai fatto». Be’, a codesti rispettabili signori faccio notare che ho avuto altre importantissime ed ufficiose faccende da portar a termine quali la visione di un’oretta o due al giorno di video assolutamente inutili e irrilevanti per la mia vita su YouTube; o la vittoria su Fifa 20 del Triplete con la Fiorentina (anche perché nella realtà non lo vinceremo mai); o ad esempio la produzione industriale di pane, pasta, pizza, panzerotti, gnocchi, ciambelle degna d’un fornaio esperto; infine la visione integrale della saga cinematografica de “Lo Hobbit” per iniziare a ruota quella de “Il Signore degli Anelli” (sto facendo un pensierino anche su “Star Wars”). Insomma parlo di priorità esistenziali, ecco…
Scherzi a parte, queste cose, anche se paiono futilità – e forse lo sono – mi ricordano, però, quanto siamo fortunati a vivere in quest’epoca. In un’epoca di computer, smartphone, tablet, tv, playstation, social network, etc. perché anche solo 100 anni fa chi avrebbe potuto passare un periodo d’isolamento come quello che stiamo passando adesso senza impazzire o cadere nella depressione? Ogni periodo storico ha i suoi problemi, le sue guerre, le sue epidemie, le sue tragedie, e se ripenso che ai nostri nonni e bisnonni chiesero d’andare in guerra a morire, mentre a noi chiedono solo di stare in un isolamento che è solo fisico, in pratica di “combattere” dal divano, mi sembra che ci sia andata bene. A livello di contatto e comunicazione è tutto uguale: abbiamo le stesse possibilità di sentire i nostri cari e i nostri amici, di rimanere informati su ciò che accade nel mondo e spesso anche di lavorare o di studiare.
Gli eventi che ci troviamo a vivere sono senza dubbio tragici, ma così come non dobbiamo sottovalutare il problema, non dobbiamo neanche ingigantirlo: lasciamo che ci pensino gli sciocchi e gli ignoranti a questo. Infine ricordiamoci che oltre al mondo là fuori – fatto di case, strade, parchi, macchine, persone e animali – ne esiste un altro, all’interno d’ognuno di noi – fatto di passioni, sentimenti, idee e sogni – che in questi momenti di “eremitaggio” possiamo scoprire e riscoprire. È un mondo interiore spesso oscurato dal via vai frenetico delle nostre vite, dagli ingorghi di macchine sulla strada, dalle agende piene d’appuntamenti, da qualche like e dalla perenne mancanza di tempo. Adesso di tempo ce n’è a sufficienza, e non vedo perché non dobbiamo approfittarne, per tornare un domani alle nostre vite con la consapevolezza di chi siamo davvero.
Davide Agnelli / Liceo Classico Galileo di Firenze