Lontani ma vicini… in questo lungo lockdown

Ebbene sì, lo ammetto, quando è stata annunciata la chiusura delle scuole anche nella mia città, come penso la maggior parte degli studenti, anche io ho gioito. Avevo proprio bisogno di una pausa in quel momento di grande impegno e di una tregua da quella raffica di compiti e interrogazioni alle quali eravamo sottoposti. Non avevo nessuna idea che quella “pausa” si sarebbe prolungata e trasformata in una sorta di reclusione a tempo indeterminato. Nella “prima fase”, quei giorni nei quali ancora non erano state attivate le piattaforme per le lezioni a distanza, ho cercato di impiegare il mio tempo facendo cose che avrei sempre voluto fare ma per le quali non avevo mai trovato l’occasione o la voglia. A parte dormire fino a tardi nei primi giorni mi sono cimentata nella realizzazione di biscotti e di dolci, un’esperienza che ha messo in luce la mia totale incapacità di esprimere la mia creatività nell’arte culinaria. D’altra parte mi sono resa conto che sostituire il cacao in polvere con una bustina che dovrebbe essere usata solo per le cioccolate calde, non si è rivelata una delle mie più brillanti idee. Comunque almeno sono riuscita a pubblicare sulle storie di Instagram una foto della preparazione dando così l’impressione di essere ormai anche io un’esperta e di essermi saputa reinventare pasticcera.
Man mano che passavano i giorni e le restrizioni diventavano sempre più rigide, la mia percezione del tempo è cambiata, un tempo che passa ma non trascorre, scandito da tutte le mie rinunce, come le dieci ore di danza a settimana, le uscite con gli amici, i corsi a scuola, le serate trascorse in pizzeria o i pomeriggi di studio a casa di amici. Tutto bloccato e sospeso, è in questo momento che è iniziata la mia “seconda fase” di questa quarantena, ovvero quella della nostalgia e del volermi appartare nella mia stanza. È questo il luogo che è diventato non solo un rifugio nei miei momenti di malinconia ma anche uno spazio che si è trasformato, con l’inizio delle lezioni a distanza, in una sorta di aula interattiva che mi ha permesso di stabilire almeno un contatto con la mia vecchia quotidianità e con i miei compagni di classe e soprattutto con coloro che non sentivo da un po’. Oltre ad essere lo spazio dello studio e della lettura, camera mia è diventata anche una palestra e una sala di danza quando nel pomeriggio sono state avviate le lezioni con i miei insegnanti di contemporaneo, moderno e hip hop. Ed è sempre qui che giro e riprendo le coreografie approntate per piccoli spazi che poi devo inoltrare ai miei maestri. È stato bello dopo un periodo di inattività forzata riprovare la sensazione di sana stanchezza dopo esercizi come flessioni o addominali o movimenti che non siano solo quelli legati al passaggio da un divano a un altro. Grazie a queste nuove attività riesco a distrarmi e a non lasciarmi abbrutire, così sono “uscita” dal mio pigiama e mi sono “rinfilata” in un paio di jeans che, nonostante i numerosi spuntini giornalieri, sono riuscita a chiudere. Una magra consolazione (ma non garantisco che rimanga tale). Per cercare di superare questa situazione di lontananza e di distanza ogni giorno il mio gruppo di amiche ed io organizziamo delle videochiamate in cui a volte ci limitiamo a chiacchierare e a sfogarci e altre volte invece è capitato di realizzare insieme dei tutorial di “trucco e parrucco”, attività per le quali forse sono più portata rispetto a quelle inerenti alla cucina. Nonostante non sia un’amante della tecnologia, alla quale ho sempre preferito il contatto diretto e l’interazione vera e propria, devo riconoscere che in questo frangente mi sta aiutando a mantenere rapporti con il mondo esterno e a ricreare per quanto possibile una parvenza di normalità.
La sera per me rimane il momento più difficile da affrontare perché sento che i giorni stanno passando e non c’è nessuna sicurezza sulla durata e sulla fine di questa emergenza e di questo isolamento. Cerco di distrarmi con i libri, ascoltando musica oppure riguardando le vecchie foto e i video di spettacoli, viaggi, serate e momenti trascorsi in modo sereno e spensierato. Ammetto che alzare lo sguardo e vedere le foto nelle cornici da una parte mi crea uno stato di nostalgia, dall’altra mi fa pensare che quando tutto sarà finito vorrò recuperare questo tempo sospeso vivendo nuove esperienze con le persone che mi mancano di più. Alcune serate camera mia si trasforma in un cinema perché è qui che spesso guardiamo i film e in particolar modo quelli che hanno fatto la storia del cinema, come dice mia madre, e per accontentarla adesso mi aspetta tutta la serie dei film di Hitchcock , di Woody Allen e il celeberrimo “Via col vento” perché “è un film che almeno una volta nella vita deve essere visto!” nonostante duri ben quattro ore. Ma “dopotutto domani è un altro giorno”, il trentacinquesimo di questa quarantena.
Rachele Nigi/ Liceo Classico Galileo di Firenze