Febbre spagnola e coronavirus a confronto

La febbre spagnola

Nei casi più gravi i sintomi della malattia comprendevano febbre alta, tosse, emorragie da naso e bocca, polmoniti e pleuriti secondarie. I pazienti che non finivano uccisi dalle infezioni morivano soffocati nei loro letti. La nuova malattia venne soprannominata “bronchite purulenta”, poiché durante l’autopsia i bronchi dei pazienti risultavano impregnati di liquido infetto. I medici dell’ospedale inviarono allarmati rapporti ai loro superiori, ma con gli alti comandi impegnati nelle grandi offensive del 1916 e del 1917, che costarono centinaia di migliaia di morti, nessuno prestò loro molta attenzione. Poi, mentre il fronte si stabilizzava dopo le sanguinose perdite dei mesi precedenti, i pochi focolai della malattia si spensero. E i soldati negli ospedali tornarono a morire di tifo e di colera, come prima.

La “bronchite purulenta”, o una sua stretta parente, sarebbe tornata presto a visitare non solo i campi di battaglia dell’Europa occidentale, ma tutto il mondo. Nella primavera del 1918 nuovi focolai di una devastante influenza emorragica scoppiarono a Étaples e poi nel resto della Francia. L’epidemia si estese rapidamente all’esercito tedesco, dall’altro lato del fronte, e arrivò nel Regno Unito, oltre il canale della Manica. Facilitata dallo spostamento di truppe ai quattro angoli del mondo, l’epidemia arrivò in pochi giorni in Italia, negli Stati Uniti, in Russia, in India e in Africa. La maggior parte del mondo era impegnata nella guerra e sottoposta alla censura militare, mentre l’unico paese dove l’epidemia e i suoi effetti potevano essere discussi liberamente era la Spagna, dove la malattia aveva colpito tra gli altri Re Alfonso XIII. Nel giugno del 1918 i giornali iniziarono così a parlare di “influenza spagnola”, anche se la nuova malattia di spagnolo aveva ben poco. Era un’epidemia globale, la più devastante che il genere umano avesse mai visto. Quando terminò l’ultima ondata, alla fine del 1919, tra 50 e 100 milioni di persone erano stati uccisi dall’influenza.

Nei casi più gravi i sintomi della malattia comprendevano febbre alta, tosse, emorragie da naso e bocca, polmoniti e pleuriti secondarie. I pazienti che non finivano uccisi dalle infezioni morivano soffocati nei loro letti. La nuova malattia venne soprannominata “bronchite purulenta”, poiché durante l’autopsia i bronchi dei pazienti risultavano impregnati di liquido infetto. I medici dell’ospedale inviarono allarmati rapporti ai loro superiori, ma con gli alti comandi impegnati nelle grandi offensive del 1916 e del 1917, che costarono centinaia di migliaia di morti, nessuno prestò loro molta attenzione. Poi, mentre il fronte si stabilizzava dopo le sanguinose perdite dei mesi precedenti, i pochi focolai della malattia si spensero. E i soldati negli ospedali tornarono a morire di tifo e di colera, come prima.

La “bronchite purulenta”, o una sua stretta parente, sarebbe tornata presto a visitare non solo i campi di battaglia dell’Europa occidentale, ma tutto il mondo. Nella primavera del 1918 nuovi focolai di una devastante influenza emorragica scoppiarono a Étaples e poi nel resto della Francia. L’epidemia si estese rapidamente all’esercito tedesco, dall’altro lato del fronte, e arrivò nel Regno Unito, oltre il canale della Manica. Facilitata dallo spostamento di truppe ai quattro angoli del mondo, l’epidemia arrivò in pochi giorni in Italia, negli Stati Uniti, in Russia, in India e in Africa. La maggior parte del mondo era impegnata nella guerra e sottoposta alla censura militare, mentre l’unico paese dove l’epidemia e i suoi effetti potevano essere discussi liberamente era la Spagna, dove la malattia aveva colpito tra gli altri Re Alfonso XIII. Nel giugno del 1918 i giornali iniziarono così a parlare di “influenza spagnola”, anche se la nuova malattia di spagnolo aveva ben poco. Era un’epidemia globale, la più devastante che il genere umano avesse mai visto. Quando terminò l’ultima ondata, alla fine del 1919, tra 50 e 100 milioni di persone erano stati uccisi dall’influenza.

 

Il coronavirus

Coronavirus è un virus molto recente che è stato trovato per la prima volta in Cina e che ora si sta diffondendo molto velocemente in tutto il mondo. Questo virus nel mondo ha portato al contagio più di 3 milioni di contagi e più di 228 mila decessi nel poco tempo in cui ha agito. I governi di molti paesi colpiti dal virus hanno subito istituito delle regole per la sicurezza: quarantena, mobilità ridotta, ecc. Questo virus uccide soprattutto le persone immuno-depresse e quelle che avevano sviluppato altre patologie precedentemente. Le persone che hanno contratto il virus potrebbero manifestare i sintomi dopo 1-14 giorni. I sintomi più comuni sono: tosse, febbre, stanchezza e nei casi più gravi difficoltà respiratorie.

 

Le differenze tra coronavirus e febbre spagnola sono:

  • Oggi non c’è la guerra
  • C’è stato un miglioramento igienico e scientifico
  • Oggi più mezzi d’informazione
  • Oggi gli studenti hanno la possibilità di studiare tramite le nuove tecnologie
  • Con il coronavirus muoiono perlopiù anziani e persone patologiche
  • Con la febbre spagnola morivano perlopiù persone sane con dei forti sistemi immunitari

Similitudini:

  • Ritardo delle misure di sicurezza di alcuni paesi
  • Entrambi si sono diffusi rapidamente
  • Adozione di misure di contenimento del contagio
  • Pesanti ripercussioni economiche anche se nel caso della febbre spagnola e difficile definire se le difficoltà economiche siano state causate dalla guerra o dal virus

 

 

 

DAVIDE PELLECCHIA 1C

Marino Guarano – Melito di Napoli