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I.C. Biella3 – DaDCreativa – Officina dei fuoriclasse- racconti in staffetta

Si può cambiare

 

“Mi sarebbe piaciuto scriverti prima”.

“Mi manchi”.

“Mi dispiace aver litigato con te”.

Pensavo a cosa dire per farmi perdonare, ma nessuna di queste frasi andava bene.

Erano due mesi ormai che non parlavo più con Marta a causa del nostro litigio, o meglio, a causa mia.

Non oso pensare quanto quello che ho fatto abbia ferito lei e tutta quella gente.

Cominciamo dall’inizio. Mi presento: mi chiamo Angelica e ho quindici anni. Sono una bulla, ma non mi piace definirmi così. Adesso che ho capito quello che ho fatto preferisco attribuirmi tutti gli insulti che conosco.

Marta era mia amica, forse l’unica. Era una di quelle persone con cui ti capisci senza neanche parlare, una di quelle speciali. Lo è stata finché non è venuta al corrente di tutto quello che facevo dietro allo schermo del mio computer, di tutte le persone che insultavo con quei messaggi ricchi di odio, scritti senza motivo, perché in realtà quei ragazzi non mi avevano fatto niente, ma io li insultavo, tanto pensavo che nascondendomi dietro ad un anonimo nickname non sarei mai stata scoperta. Mi sbagliavo.

È iniziato tutto due anni fa quando facevo seconda media e continua ancora adesso. Ho cominciato a divertirmi a bullizzare i più piccoli via chat. Credo che l’idea mi sia venuta per noia. A casa sono sempre da sola, i miei lavorano tutto il giorno. Non sono mai stata una studiosa e di mettermi sui libri non ne ho mai avuto voglia. A dire la verità ho sempre provato invidia per “i perfettini”, quelli che non perdono una spiegazione, che hanno sempre il materiale in ordine e che i Prof. nominano come esempi positivi da seguire.  Un pomeriggio ho solo pensato di dar sfogo alla mia rabbia e così ho cominciato a chattare. Il tempo passava in fretta e senza rendermene conto arrivava sera. Prendere in giro i più piccoli mi faceva sentire grande e forte, meno annoiata. In un certo senso credo che volessi vendicare la mia solitudine. A scuola non avevo amici e mi ero abituata a passare gli intervalli attaccata al termosifone. Poi è arrivata in classe Marta una ragazzina fantastica che andava d’accordo con tutti. Ricordo ancora quando è entrata in classe. Mi piaceva guardarla. Mi incuriosiva quel suo modo dolce e deciso di presentarsi. Non so spiegare, ma tra noi è scattata subito una scintilla.  A entrambe piaceva scherzare e ridere. Insieme eravamo una forza. Ho pensato che fosse speciale, diversa dagli altri. Così ho deciso di farmela amica per provare nuove emozioni, ma non le ho detto che cosa facevo veramente. Non le ho raccontato chi ero fino in fondo.  Pensavo di essere al sicuro dietro a un falso nome, ma mi sbagliavo.

E’ passata una settimana da quel giorno maledetto. La prof.  di italiano ci aveva dato un compito per casa da fare a coppie. Avevo deciso di andare subito con Marta perché iniziava ad essere più mia amica.

Quando Marta è venuta a casa mia, abbiamo lavorato sullo stesso computer su cui io mi divertivo bullizzare gli altri. Mi sono allontanata per dieci minuti. Come sempre ho preparato la sua merenda preferita. Ero in cucina e le parlavo da lì. Non pensavo che avrebbe scoperto tutto.

Quando sono tornata in camera, Marta era strana come se avesse avuto paura di me. Tra mille scuse se ne va senza finire il compito. Mi metto al pc e inizio a controllare quello che avrebbe potuto vedere. Scopro di aver lasciato la chat aperta. Marta aveva letto tutto e aveva scoperto la verità. Mi vergogno tanto e non ho idea di come recuperare la sua amicizia. Ero una bulla piena di rabbia e odio. Non meritavo la sua amicizia.

Ricordo ancora il giorno dopo e quella sensazione di disagio. La prof. ci  aveva messo  vicine con i banchi, ma sentivo che niente era più come prima. Forse l’avevo persa. Durante la lezione cercavo di attirare la sua attenzione, ma lei mi ignorava. Finite la scuola, le ero corsa dietro per parlarle, ma lei continuava a non rispondermi. I mesi sono passati nel silenzio. Ho fatto tanti tentativi per riavvicinarmi a lei, ma è stato tutto inutile. Poi mi sono decisa, l’ho seguita fuori da scuola chiedendole di fermarsi. Ricordo ancora la scena: si  gira verso di me e mi urla contro: “io non parlo con i bulli!”. Sentendo queste parole da quella che un tempo era stata la mia migliore amica, sono scoppiata a piangere. Lei si era stupita della mia reazione. Vedendo quei messaggi si era fatta un’idea sbagliata di me. Pensava che fossi una dura, una senza sentimenti e invece non è così. Mi porge un fazzoletto e ci sediamo su una panchina. Ho preso fiato e coraggio. Le ho raccontato tutto anche il motivo per cui mi comportavo così.  Credo abbia visto il mio pentimento perché mi ha perdonato. Mi ha fatto promettere  di non farlo più e di chiedere scusa a tutti quelli che avevo insultato. Sono cambiata. Niente è più importate della nostra amicizia.

Elisa Contini,  Jacopo Negro, Alessandro Agus,  2 E

I.C. Biella3 – Marconi