Agli anziani ricoverati presso il SS. Rosario di Venafro

Venafro, 6 maggio 2020

 

A voi, di cui non conosco nulla, neppure i nomi, né so da dove venite, voglio affidare, con le parole di questa mia lettera, il gesto sincero di una carezza, che spero non vi sia mai mancata e un dolce sorriso di speranza per un giorno migliore.

Qualche mese fa, quando, cioè, l’emergenza Coronavirus è scoppiata, ci hanno detto quasi tutti i giorni, che i casi più gravi di complicazione (ed eventuale letalità) avrebbero riguardato, soprattutto, gli anziani o, in generale, i pazienti affetti da patologie pregresse.

Forse, anche per esorcizzare la paura, è divenuta dominante una sorta di banalizzazione degli eventi; “tanto sono anziani”, si è detto e scritto più volte; “avevano già problemi e poi in fin dei conti hanno già fatto il loro tempo, la loro corsa è finita”. Amen.

Come se, in un momento difficile come questo, non si trattasse più di persone, ma di semplici numeri rilevanti solo a fini statistici; e così queste fredde cifre, elencate ripetutamente, come in un quotidiano bollettino di guerra, mai come adesso, ci sono sembrate tanto lontane e distanti da ogni forma di pietà umana e di solidarietà verso le persone più fragili.

Capisco, purtuttavia, che nessuno di noi poteva mai immaginare di vivere un’esperienza di tale portata; una catastrofe, sanitaria ed economica di dimensioni planetarie, in cui si sono perse certezze, convinzioni e, senz’altro, le redini della nostra vita. È probabile che questo smarrimento abbia fatto emergere, in tutta la sua brutalità, il limite culturale di una accezione negativa della terza età, come se caratterizzata da scarti sociali, non più degna, in un momento emergenziale, di sostegno e misure di assistenza sia sanitaria, sia affettiva.  

Eppure, ciascuno di noi, ha preso coscienza della grande fragilità della condizione umana e dell’aleatorietà delle sue vicende; un virus invisibile, in poche settimane, ha reso noto a quanti fingevano di ignorarlo, quanto sia faticoso e difficile governare il cammino della vita, che a volte decide da sé, non dà spiegazioni, né accetta richieste.

Siamo tutti acrobati in equilibrio precario su un filo sottile, basta una folata di vento e si è giù…

E chi se non le persone anziane, i nostri nonni, e voi, a cui scrivo, oggi, ne ha più consapevolezza e convinzione, non fosse altro, per le tante esperienze di vita vissute?

Allora, possiamo tentare di imparare dalla vostra saggezza, prendere esempio, far tesoro dei vostri racconti e delle vostre storie, magari, incredibili pur nella grande semplicità. Perché in ognuna di esse è raccontata e racchiusa la vita di ciascuno di voi.

La vita vera, quella fatta di sudore e lavoro, ma anche di valori etici e morali elevati, ormai caducati dalla folle corsa dei nostri tempi.

Mi piacerebbe domandarvi:  come si superano le avversità della vita?  Come ci si risolleva dagli smarrimenti? Come si fa a mantenere la dignità quando si è spossessati dei propri affetti e delle abitudini quotidiane?

Ebbene, queste domande, credo che potrei e dovrei rivolgerle, non solo a voi, ma anche a tutti quegli anziani che abbiamo messo da parte e dimenticato, troppo in fretta, per poi scaraventarli, senza vergogna, nel cestino dei rifiuti dell’emergenza Coronavirus.

Ma, senza il Covid-19 tutte queste persone sarebbero vissute ancora e sarebbe stato un tempo di vita, denso di affetti, curiosità, memorie, scoperte. E forse, anche dolori.

Voi potete aiutarci a camminare ad occhi chiusi, perché conoscete il cammino e le insidie di ogni sentiero, perché quel cammino lo avete già percorso.

Grazie alla vostra estrema dignità, mostrata con garbo di altri tempi, pur nella tragedia del dolore, potremmo trovare la forza per rialzarci, e continuare il nostro percorso, consapevoli, però, di far ritornare al centro di ogni cosa la tutela della vita e della persona umana.

A me farebbe orrore vivere in un mondo in cui prevalga l’idea che il morto vecchio sia un po’ meno importante degli altri.

Come se fosse stato vivo solo per sbaglio, io proprio non vorrei.

 Candida Izzi