STORIA DI UN LIBRO CHE CI HA INSEGNATO A VOLARE

 

Il 16 aprile purtroppo ci ha lasciati lo scrittore cileno Luis Sepulveda, sconfitto da un nemico invisibile: il covid-19.  Nel corso della sua lunga carriera egli con le proprie narrazioni pagina per pagina è riuscito a lasciare il suo pensiero in questo mondo, è riuscito a regalare ai più piccoli delle lezioni che difficilmente dimenticheranno. Per questo chiamarlo semplicemente scrittore per bambini sembra quasi riduttivo.  Infatti raccontare ai bambini le atrocità del mondo degli adulti è estremamente difficile, specialmente se si cerca di dare loro dei consigli per migliorare il loro futuro essere “grandi”.

Le fiabe sono un modo come un altro, probabilmente più efficace degli altri anzi, per unire la realtà e la fantasia, per questo sono destinate a coloro i quali conservano dentro se stessi la capacità di andare “oltre”.  Ecco, Sepulveda, in ogni suo racconto, ci insegna ad andare oltre e viaggiare con la fantasia.

Andare oltre significa, dunque, accettare il diverso, come in “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”. Agli occhi dei bambini viene presentata la vicenda di un gatto, Zorba, che quasi per un accidentale scherzo del destino, si prende cura di una gabbianella, Fortunata. L’intreccio procede dalla morte della madre della piccola gabbianella, fino al momento in cui quest’ultima impara a volare grazie all’aiuto della sua nuova famiglia adottiva, i gatti del Porto.

Sembrerebbe una storia surreale, addirittura totalmente priva di senso, nel momento in cui Zorba entra in contatto con il Poeta ed inizia a parlargli come fossero alla pari, eppure dietro di essa si celano dei significati profondi. Nel racconto viene portata alla luce la crudeltà degli esseri umani; essi hanno dimenticato di essere figli della stessa Terra, di essere parte del complesso sistema della vita e per questo fanno del male alla loro Madre. In contrasto ad un’umanità irrispettosa e quasi malata, ecco che svolgono una funzione centrale gli insegnamenti dei gatti del Porto, capaci di comprendere ancora l’importanza di una promessa e di rispettarla, anche a costo di apparire ridicoli agli occhi degli altri.  I gatti riescono a dare alla gabbianella una nuova famiglia, sicuramente diversa da quella che avrebbe avuto se la madre non fosse morta, ma ci insegnano come “famiglia” non sia solo una parola come un’altra, indica un luogo in cui l’amore regna sovrano. Quindi Fortunata cresce insieme a loro, perché più lei diventa grande e più il suo corpo inizia a prendere forma, insegnando ai gatti ad amare la diversità e, anzi, a trovare in essa un punto di forza e di ricchezza. E’ nell’altro che si trova se stessi, è in Fortunata che Zorba trova un senso alle settimane di solitudine che avrebbe trascorso in assenza del suo Padrone. Ecco allora che il cerchio si chiude: Zorba ha amato la gabbianella perché a sua volta è stato amato e protetto dal piccolo umano che lo aveva salvato.

Il gatto grande e nero ha imparato che la forma più grande d’amore, però, non può portare con sé la protezione eterna dell’altro, ma al contrario deve contenere il desiderio di libertà assoluta e la piena consapevolezza di ciò che si è.

Consiglio quindi vivamente questo libro a qualsiasi tipo di pubblico in quanto con semplicità l’autore ci trasmette alcuni dei migliori valori della vita: l’amicizia e il saper aiutare il prossimo anche quando quest’ultimo appare diverso ai nostri occhi.

Raimondo Di Franco 1QL