LA SCUOLA, UN PONTE TRA PASSATO E FUTURO

Capita sicuramente a tutti di leggere o di sentire di qualche avvenimento facendo “zapping” in televisione o “scrolling” della propria pagina Instagram. Di solito si passaavanti, ma qualche volta ci si ferma a leggere o ad ascoltare. Ecco, fermarsi. Prendersi un attimo per concentrarsi meglio. Nella società di oggi la parola fermarsi praticamente non esiste più.

Fateci caso. Ogni giorno succede qualcosa più o meno lontano da noi. Scoperte scientifiche, nuove invenzioni, decisioni politiche importanti. Tutti questi eventi, che potrebbero potenzialmente cambiare la storia, avvengono ad una velocità di cui noi non ci rendiamo neanche conto. Stiamo attraversando il periodo di maggiore sviluppo della storia e tutte queste novità portano un cambiamento costante nella nostra società, che viaggia come uno sprinter nella gara dei 100 metri.  Questo futuro, come riporta lo scrittore Ivano Dionigi nel saggio “Il presente non basta”: “Mette in discussione le nostre identità consolidate e rassicuranti”. Cambia il modo di vivere, cambiano le abitudini, il linguaggio sempre più ricco di parole straniere e qualunque aspetto della società. In questa sorta di caos “ordinato” di mille rivoluzioni e cambiamenti, come afferma sempre Dionigi: “La scuola rimane la realtà più nobile e importante a cui consegnare queste sfide”.

             Infatti oggi rimanere al passo con i tempi sembra veramente molto difficile ed effettivamente alla società non sembra necessario che i suoi membri lo siano. La scuola e il diritto allo studio rimangono gli unici mezzi che ci restano per esserlo. L’istruzione stessa dovrebbe essere concepita per fornire ai giovani le basi per capire il mondo e, di conseguenza, evolversi di pari passo. La classica espressione “cittadini di domani”, che a volte sembra solamente piena di retorica, è la più adatta a descrivere cosa dovrebbe essere e come dovrebbe essere inteso il diritto allo studio. Tutti i bambini e i ragazzi dovrebbero irrimediabilmente godere della giusta istruzione per essere capaci, in un futuro non troppo lontano, di essere pienamente consapevoli del mondo che gli sta attorno e contribuire, ognuno nel proprio piccolo e secondo le proprie possibilità e capacità, al suo miglioramento. Certo, questo è un concetto inequivocabile, ma la domanda principale da porsi sarebbe: “Come si può attuare questo progetto nella realtà? La scuola potrebbe veramente porsi come intermediaria tra i giovani e il mondo?”

Sul ruolo della scuola mi viene in mente un’intervista di Neil DeGrasse Tyson, un famosissimo astronomo e divulgatore scientifico, conosciuto ai più per essere stato l’uomo che ha degradato Plutone a pianeta nano. Il Dr.Tyson, un uomo che sicuramente ha studiato molto nel suo percorso di vita, ha messo al centro del suo discorso un elemento molto importante ovvero la curiosità e ha posto un interrogativo molto interessante: “ La scuola di oggi è in grado di mantenere la curiosità e la voglia di apprendimento  dei ragazzi?”. Ogni bambino o ragazzo ha in sé una voglia di conoscenza innata che lo porta a sperimentare e ad interessarsi a determinati eventi o settori e sta alla scuola il delicato ma importante compito di preservarla, anzi di ampliare questa curiosità. Più che il ruolo della scuola, che risulta essere chiaro a tutti, bisognerebbe discutere dell’idea di scuola, di quello che la scuola dovrebbe rappresentare per gli studenti. Qui la conoscenza va a scontrarsi con la parola obbligo. Si sente molto spesso che gli studenti hanno l’obbligo di studiare. Personalmente, da studente, credo che sia la frase più errata possibile per definire il rapporto tra lo studente e la scuola. Si dovrebbe invece capire che lo studente ha il privilegio di studiare, l’opportunità unica di avere una formazione che lo porta alla realizzazione personale, senza fare spegnere la curiosità dei ragazzi davanti al mondo. Ancora Dionigi afferma che il compito della scuola è “mettere al confronto splendore e nobiltà sia del passato che del presente”. La scuola infatti permette agli studenti di apprendere ciò che è stato realizzato in passato, le scoperte e i concetti fondamentali che li hanno portati a questo punto della storia, così da prenderli come esempio per la loro carriera. In questo il ruolo degli insegnanti è di vitale importanza perché sta a loro fare tutto questo. Un docente, che riesce a trasmettere la passione e l’interesse per ciò che insegna ai ragazzi, impersona nella maniera migliore la funzione della scuola. Tutto questo, però, deve essere basato sulla volontà di svilupparsi e modificarsi della stessa a seconda dell’evoluzione e dei cambiamenti della società, aprendosi a nuove frontiere di insegnamento e apprendimento, senza metterle in competizione con l’istruzione classica.

Un esempio di innovazione nelle scuole è l’uso della tecnologia, rappresentata in ogni forma. Eppure ci si preoccupa di incorrere nel pericolo di perdere i valori classici del libro, quasi il simbolo della scuola. È ovvio che l’uso improprio della tecnologia è molto presente ed è anche uno dei dibattiti più accesi ma un libro e un tablet non sono alternativi ma diversi. In questo periodo in seguito alla pandemia da coronavirus abbiamo quasi sorpassato il periodo dei Power point per addentrarci in quello della DAD, delle lezioni on line, dei compiti in classe svolti al computer da casa in modalità sincrona e asincrona. Tuttavia se con la tecnologia è possibile rinnovare l’istruzione, al tempo stesso è possibile anche capire i difetti della tecnologia. E questo non riguarda solo l’uso in sé dei mezzi di comunicazione digitali, ma anche la capacità di relazionarsi, che rimane fondamentale. Ed è proprio questo che la formazione a distanza ha messo in evidenza: la scuola è una comunità educante in cui la socializzazione, il confronto, la cooperazione e la condivisione “in presenza” sono fondamentali e insostituibili per la crescita di un alunno. La DAD  ha  sì una sua valenza educativa di grande supporto alla didattica tradizionale, ma non potrà mai sostituirla.

            In conclusione, la scuola deve costituire non solo una semplice tappa della vita ma un luogo che possa permettere agli studenti di fermarsi un attimo dalla frenesia per riflettere e comprendere il mondo, per ampliare i propri interessi e la propria conoscenza secondo i bisogni sempre in evoluzione della società, senza perdere quel desiderio di conoscenza che li contraddistingue perché, citando il Dr.Tyson: “Cos’è uno scienziato se non un bambino che non ha mai smesso di farsi domande?”

Luca Amato VAL