Coronavirus: qual è l’impatto sull’ambiente?

Di Elena Dellacasa 2B

Esiste un collegamento tra il coronavirus e l’inquinamento? Il COVID-19 è solo un virus o è una richiesta d’aiuto da parte del nostro pianeta? Abbiamo commesso degli errori e questa è una lezione che dobbiamo imparare?

Il coronavirus, epidemia che dall’inizio della sua diffusione ad oggi ha provocato nel mondo 4.589.529 casi confermati e 310.391 morti, secondo alcuni scienziati americani è fortemente legato all’inquinamento.

Negli Stati Uniti un gruppo di ricercatori dell’Università di Harvard ha avviato uno studio attraverso modelli statistici per capire se i livelli di PM (particolato atmosferico, ovvero l’insieme delle sostanze solide e liquide sospese nell’aria, prodotte sia da attività naturali come polveri e pollini, sia da quelle umane come industrie e traffico stradale) possano in qualche modo essere associati agli effetti sanitari del virus. L’unica informazione certa al momento è che l’inquinamento atmosferico aumenta il rischio di contrarre malattie non trasmissibili relative ai sistemi cardiocircolatorio e respiratorio (infarto, ictus, asma, cancro dei polmoni, ecc.). I ricercatori hanno perciò ipotizzato che ciò possa avvenire anche nel caso in cui si trattasse di infezione da COVID-19, fattore che spiegherebbe l’elevato numero di decessi proprio in aree particolarmente inquinate. Molti altri studi hanno ugualmente segnalato come l’inquinamento atmosferico contribuisca ad indebolire le difese del sistema immunitario.

Una seconda correlazione tra l’inquinamento e l’epidemia è stata valutata in Italia dall’ISS (Istituto Superiore di Sanità) e dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) in collaborazione con il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente. Questi hanno dato inizio ad una ricerca per analizzare la possibilità che il particolato sia un facile veicolo per la diffusione del virus per via aerea, al di fuori delle goccioline di saliva (“droplet”) emesse dagli infetti quando tossiscono o starnutiscono. L’ISS però ricorda che alcune zone esposte ad un notevole livello di inquinamento sono state escluse o poco interessate dall’epidemia. Sono state invece soggette al contagio aree densamente abitate o contrassegnate da frequenti spostamenti di popolazione.

E’ comunque necessario precisare che tutti gli studi sono ancora in fase preliminare, hanno perciò bisogno di maggiori verifiche ed approfondimenti a riguardo.

Un ultimo elemento ricollegabile all’inquinamento in generale, è riscontrabile in merito al lockdown applicato dai singoli Paesi europei: grazie alle severe misure di quarantena imposte, Madrid, Milano e Roma  hanno registrato una riduzione dell’inquinamento di circa il 45%, mentre Parigi addirittura del 54%.

I ricercatori olandesi del Royal Netherlands Meteorological Institute attraverso le immagini satellitari hanno confrontato le concentrazioni di biossido di azoto dal 13 marzo al 13 aprile 2020 con quelle registrate nel 2019. Poiché la concentrazione di questo inquinante è fortemente influenzata dalle variazioni di emissioni e di condizioni metereologiche da un giorno all’altro, le medie sono state calcolate su un periodo più lungo, della durata di un mese. L’incertezza del 15% espressa dai ricercatori è infatti una conseguenza di queste variabili.

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Oltre ad un minore inquinamento atmosferico – per quanto riguarda la diminuzione di traffico e di gas prodotti dalle industrie – si può notare anche un valore decrescente di rumore sismico (ridotto di circa un terzo) ed una maggiore presenza di animali selvatici che ora si sono spinti fino al cuore dei centri cittadini.

Solo in questa triste situazione è stato possibile ammirare le città per come dovrebbero presentarsi anche in normali circostanze. L’uomo è consapevole dei propri sbagli che stanno distruggendo la sua stessa casa, ma forse tutto ciò che accade è un segno per ricordarci che il tempo per rimediare verrà sempre più a mancare, e questa è una delle nostre ultime possibilità per agire.

Purtroppo l’uomo non è riuscito a cambiare, neanche di fronte al risultato ed alle evidenti conseguenze delle proprie azioni, ma un’epidemia mondiale forse è l’unico stimolo che potrà davvero portare cambiamenti in un futuro, o forse – come temono i più pessimisti – non  accadrà in nessun caso. Nel link, il video – divenuto virale – LETTERA DAL VIRUS: Non stiamo bene. Fino a che punto arriveremo? “

Fonti: 

IlFattoQuotidiano, LaStampa, ilPost, TriestePrima