COVID-19: come sta cambiando il nostro mondo?

Articolo di Chiara Zuanazzi, II B

L’epidemia di COVID-19 ha completamente sconvolto le nostre abitudini, trasportandoci in una quotidianità del tutto diversa, per certi versi decisamente spaventosa. Tra videolezioni, mascherine e distanziamento sociale, quella che sempre abbiamo considerato la vita vera e propria, sembra ormai un lontano ricordo.

La società globale si trova ora davanti ad un bivio decisivo: da una parte la ripresa delle attività economiche, dall’altra la propria salute. Ma come scegliere in un momento di crisi come questo, caratterizzato da scontento, paura, incertezza e morte?

In tutti gli ambiti la tecnologia sta avendo un ruolo fondamentale: lo smart working e la DaD, sebbene da molti vengano considerati come inefficienti, stanno scandendo la routine di molti italiani, dando la possibilità ad impiegati e studenti di svolgere le proprie mansioni.

In molti altri ambiti però la tecnologia sembra non possa fornire alcun aiuto. Nelle scorse settimane infatti, in tutto il mondo, si sono verificate numerosissime rivolte da parte di lavoratori stanchi di non poter tornare a svolgere il proprio mestiere e preoccupati per la situazione economica che stanno attraversando.

Tra le molte proteste avvenute, la maggior parte sembra essersi verificata negli Stati Uniti, dove lo stesso presidente Donald Trump ha affermato di voler far ripartire l’economia degli USA il prima possibile. A Denver, Colorado, la manifestazione ha infatti raggiunto dimensioni notevoli, con addirittura episodi di violenza; armi, odio e rabbia infatti hanno caratterizzato il corteo, infuriato contro il governatore dello stato che, preoccupato per la situazione sanitaria, aveva da poco deciso di imporre dure restrizioni.

Sebbene l’allerta sia stata percepita in ogni luogo del pianeta, le procedure di contenimento del virus, risultano molto differenti tra loro, generando a tratti confusione.

All’interno dell’ambiente europeo infatti, ogni Stato si sta comportando differentemente, in base alla gravità della situazione sanitaria. Paesi come l‘Italia e la Spagna, duramente colpiti dalla malattia, hanno nelle ultime ore richiesto una proroga riguardo allo stato di emergenza, mentre, stati come la Germania o l’Austria sembrano essere decisamente più propensi alla riapertura totale.

Nonostante l’ottimismo che, almeno in Italia, si inizia a percepire, l’allerta è ancora alta; la preoccupazione ricade infatti sulla possibilità di una seconda ondata del virus, in seguito alle misure meno restrittive da poco emanate.

L’arrivo di un vaccino, che possa porre fine al dolore che sta investendo l’intera popolazione mondiale, pare essere ancora lontano; per ora è necessario rispettare le norme imposte, sperando di riuscire a sconfiggere questo virus che negli ultimi mesi ha totalmente sconvolto il nostro 2020.