COVID-19: vaccino e cure sperimentali

di Benedetta Vignolo, 2B

L’allarme è partito quando le autorità sanitarie cinesi hanno ufficializzato la presenza di un focolaio di sindrome febbrile, con polmonite e complicazioni respiratorie e cardiovascolari, tra gli abitanti di Wuhan, città della Cina meridionale.
L’epidemia da coronavirus si sta espandendo velocemente anche in Italia, contagiando molti anziani, adulti e giovani.
La preoccupazione dei cittadini è dettata soprattutto dal fatto che non esista ancora una cura specifica.
In questi mesi di lockdown sono stati sperimentati alcuni farmaci tra cui l’Avigan, farmaco antivirale giapponese. Il produttore di questo farmaco ha affermato che nonostante i risultati dei test non siano ancora stati resi noti, si pensa che Avigan possa essere utilizzato per velocizzare la guarigione in attesa di un vaccino.
Il farmaco può essere usato unicamente su pazienti già ammalati di coronavirus con sintomi quali febbre sopra i 37,5ºC, tosse, polmonite e mal di testa.
I ricercatori stanno tuttavia lavorando su tre tipologie di vaccini: uno a DNA, un altro a RNA, e infine uno proteico. I primi due hanno un meccanismo molto simile, viene introdotto un frammento di DNA o RNA sintetizzato in laboratorio nell’organismo umano, con la funzione di indurre le cellule a sintetizzare una proteina simile a quella verso cui si vuole indurre la risposta immunitaria.
Per quanto riguarda il vaccino proteico si dovrebbero sintetizzare proteine del capside virale usando la sequenza RNA del virus, iniettarle nell’organismo in modo da indurre la riposta anticorpale dell’individuo in questione.
In conclusione, l’efficacia dell’Avigan e degli altri farmaci è in fase di sperimentazione da parte dei governi di alcuni paesi, mentre per i virologi stimano che per lo sviluppo di un vaccino per il COVID-19 ci vorranno dai 12 ai 18 mesi.
È importante non sottovalutare la malattia ed adoperare le misure di sicurezza stabilite dal governo per proteggere se stessi e gli altri.