Libertà e censura

25 aprile 2020. Una data assolutamente da ricordare nel corso dei decenni. Abbiamo festeggiato il 75esimo anniversario della liberazione d’Italia chiusi in casa. Abbiamo messo nelle casse e cantato dai nostri balconi l’inno della liberazione “Bella ciao”. Non ci siamo goduti il giorno libero da scuola o da lavoro, visto che in questo periodo siamo quasi sempre liberi da scuola o da lavoro, e non ci siamo goduti le parate di tutti gli anni e i festeggiamenti che ogni comune riserva ai suoi cittadini. Il 25 aprile c’è stato bel tempo, il sole spaccava le pietre, ma nelle case degli Italiani c’è un temporale che dura quasi da metà marzo e non spacca le pietre, spezza i cuori e uccide la voglia di vivere. Questo temporale ogni tanto si attenua, nonostante la pioggia rimanga sempre, e ogni tanto i tuoni e i lampi si fanno sentire più forti e riecheggiano nelle nostre orecchie per giorni. Dobbiamo però fare attenzione a non definire questo periodo ciò che non è: chi pensa che siamo privati della nostra libertà si sbaglia. Noi siamo chiusi in casa non perché non siamo cittadini liberi, ma perché è necessario rispettare delle misure di contenimento in quanto siamo in un’emergenza sanitaria internazionale. Questo fatto non tocca la nostra libertà individuale. La libertà è partecipazione alla vita politica, sociale, culturale di ogni individuo. La libertà è esprimere la propria opinione, il proprio pensiero, scrivere su qualsiasi tema si voglia. Chi ad oggi non è libero, sono i giornalisti inviati dall’Italia in paesi come la Turchia, l’Egitto e l’Ungheria, che subiscono censure continue riguardanti gli articoli e le dirette che fanno sui social per informare le persone della situazione attuale nei paesi da cui lavorano.

Il 3 maggio ci sarà la Giornata mondiale della libertà di stampa, e per la ricorrenza in tutta Europa si concluderà la maratona social #nobavaglioungherese che durava da ormai un mese. La maratona social è stata organizzata da “Articolo 21, liberi di…”, un’associazione che raggruppa giornalisti, scrittori, registi, cronisti e promuove il principio di manifestare il proprio pensiero liberamente, per la situazione delicata che i giornalisti Ungheresi stanno vivendo. Dopo l’approvazione da parte del Parlamento di una legge che concede i pieni diritti al primo ministro Viktor Orban, lasciandogli poteri illimitati e alcun ostacolo per la continuazione del suo regime populista, si sono succeduti episodi strani in televisione: le testimonianze di giornalisti e medici vengono censurate, gli infermieri e gli insegnanti hanno paura di negare ciò che il Governo afferma in merito ai numeri di morti per Covid-19.

Un altro grave caso di privazione del diritto di stampa è quello che riguarda l’inviato di Radio Radicale in Turchia, Giustino Mariano, che ha visto un suo post su facebook censurato perché raccontava di un camion cisterna esploso nel mercato di Afrin, città al confine con la Turchia, nel mese di Ramadan, un periodo in cui i mercati si popolano maggiormente rispetto agli altri giorni dell’anno. I telegiornali locali parlano di 3 bambini morti e 30 feriti, ma pare che i numeri veritieri siano più elevati, 11 bambini morti carbonizzati e 47 feriti. Qualcuno di voi ne ha sentito parlare al telegiornale? Non penso, le uniche notizie che sentiamo da settimane sono quelle che riguardano la pandemia in corso, e dei bambini morti bruciati durante un mese sacro, nemmeno un piccolo spazio sulle prime pagine dei giornali.

L’insabbiamento dei numeri però non accade solo per gli attentati terroristici in Siria, ma la Cina stessa pare abbia ignorato migliaia di morti per Covid-19 nel conteggio che poi ha pubblicato. Questo è oramai un dato di fatto, perché dopo la fine del lockdown, il governo cinese usufruisce di sette case funerarie che servono Wuhan, città simbolo di questa pandemia, formata da un agglomerato urbano che comprende Hankou, Wuchang e Hanyang. Secondo i dati del governo cinese, sono 2.535 le vittime da coronavirus in quest’area metropolitana. Tuttavia viene riportato che un’agenzia funebre abbia consegnato 5mila urne cinerarie in un solo giorno ad Hankou. La Cina dichiara però che ad oggi siano 4636 i decessi in tutto il paese, i numeri non coincidono affatto. Il sito di Radio Free Asia con sede a Washington azzarda una stima che tocca quota 42 mila vittime.

Il punto conclusivo di questi fatti è che tutti i giorni vengono censurate ed insabbiate centinaia di informazioni importanti, e gli obiettivi di chi sta ai piani alti sono molteplici. Alla fine di questa emergenza sanitaria dobbiamo far crescere la nostra voce, farci sentire, urlare più forte che possiamo, che noi vogliamo essere liberi, perché se non creiamo un mondo in cui noi stessi vorremmo sentirci liberi e protetti, non lo farà nessun altro per noi. SVEGLIA!