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LIBERTÀ IN TEMPI DI PANDEMIA. Il sole, i balconi, il coprifuoco,un popolo rinchiuso.

L’emergenza Coronavirus, da quasi due mesi, con il suo impressionante crescendo di morti e contagiati, sta costringendo noi italiani a rimanere chiusi in casa.
Ciò ha determinato, immancabilmente, l’adozione di un nuovo stile di vita. Ḕ cambiato tutto: è cambiato il nostro modo di fare la spesa, è cambiato il nostro modo di studiare, di lavorare (per chi ancora può farlo), è cambiata la nostra capacità di costruire e mantenere relazioni familiari e sociali, sono cambiate radicalmente le nostre abitudini.
E tutto questo per un virus ma soprattutto per le scelte fatte dal Governo Conte che, con misure sempre più drastiche di distanziamento sociale, accompagnate anche da controlli repressivi, ha incarcerato la nostra libertà.
Forse, con il passare dei giorni e ormai delle settimane, ci stiamo abituando. Ma conciliare la restrizione delle nostre libertà personali con la salvaguardia della salute pubblica resta uno degli argomenti più dibattuti in questo periodo.
Ḕ utile chiedere “un sacrificio” così importante ad un intero Paese per un periodo così lungo? Dobbiamo rassegnarci ad abbandonare il concetto di libertà a cui siamo abituati? Quali effetti potranno esserci sul vivere sociale e sulla tenuta emotiva delle persone, quando il Coronavirus sarà stato sconfitto?


Queste sono alcune tra le numerose domande che ci si pone in questi giorni di forzato isolamento.
La libertà è senza dubbio un grande valore che si possiede ma nell’essere umano non è mai assoluta ma deve essere calata nei diversi sistemi sociali di cui si fa parte: la libertà di ciascun individuo, infatti, finisce quando si entra o si ostacola la libertà di un altro individuo. Ed è proprio partendo da questa consapevolezza che ci si rende conto che non si possono tenere comportamenti tali da mettere in pericolo non solo la propria ma anche l’altrui salute.
Il periodo che stiamo attraversando bisogna viverlo non come una restrizione, ma nell’ottica di un esercizio responsabile della libertà.
Se si continua ad uscire, ad esempio, senza motivazioni valide e senza le dovute precauzioni, in realtà non siamo liberi ma schiavi dei nostri capricci, dei nostri impulsi, dei nostri desideri e delle nostre abitudini. Ḕ veramente libero chi sa disciplinarsi in funzione di un bene maggiore comune, che in questo momento, più di ogni cosa, è la salute.
Ma il non poter fare ciò a cui si è abituati potrebbe, a lungo andare, generare nuove patologie come l’ansia, lo sconforto e la paura o accentuare atteggiamenti come l’individualismo e l’egoismo o l’emarginazione sociale. Ecco allora perché non bisogna abbandonare il concetto di libertà a cui siamo abituati ma lo dobbiamo solo reinventare: con la consapevolezza, con la creatività e con il senso di responsabilità si possono continuare a fare le stesse cose che si sono sempre fatte, solo che adesso si deve aggiungere qualche variante. Fare attività fisica in casa, cantare, suonare e prendere il sole nei balconi, continuare a studiare e a mantenere i rapporti sociali incontrandosi sulle numerose piattaforme esistenti, improvvisarsi cuochi, sarti, riparatori e “tecnici specializzati” sono solo alcune delle numerose attività creative che si possono continuare a fare per non abbattersi e per continuare a vivere senza stravolgere totalmente la propria quotidianità e soprattutto senza annoiarsi.
In quest’ottica quindi si può affermare che le misure decise dal Governo ci rendono liberi.

Dalila Genovese classe 3 A