Covid-19, il punto di vista degli anziani. Intervista

Catania, epicentro e focolaio di contagi in Sicilia. Siamo già coscienti delle emozioni dei giovani al riguardo, grazie ai social. Ma come si sentono gli anziani? Oggi sfrutteremo uno strumento di conoscenza più efficace dei media: la parola. E in particolar modo, la parola della più fervente cattolica e loquace “giovincella” che abbia mai conosciuto: mia nonna.

Nonna, tu, i tuoi amici ed i tuoi conoscenti come avete trascorso questi mesi in quarantena?

“Nel primo periodo siamo stati molto preoccupati ed ansiosi, ci sentivamo in pericolo e non sapevamo come sfuggire ad esso, e poi, eravamo preoccupati per i giovani ai quali potevamo recare danno: essendo stati positivi, e non sapendolo, avremmo potuto contagiarli. Così, abbiamo allontanato figli e nipoti e questo distacco o lontananza si è manifestata come una mancanza vera e propria, un elemento essenziale della nostra vita che veniva meno. È stato doloroso. Poi pensavamo ai nostri coetanei ammalati e a quelli che se ne sono andati senza un conforto o vicinanza di persone care e allora ci siamo sentiti fortunati. Pensando al peggio abbiamo resistito”.

Come guardi al nuovo futuro e che cosa pensi delle nuove condizioni imposte dal governo?

“Con questa nuova fase, so che non torneremo più alla normalità ed è qualcosa che mi pesa molto: niente più pranzi in famiglia, vacanze insieme, cenoni con un numero esorbitante di persone, non potremo farli più per un bel periodo di tempo…tempo che non abbiamo! Si fa strada la sensazione che ogni settimana che passa, è una settimana in meno che mi resta da vivere e il fatto di non poter sfruttare quel poco di tempo che mi rimane, mi deprime. Un grandissimo aiuto per quelli della mia età, ci è stato dato dalla fede, continuamente alimentata dal Papa che è stato, soprattutto, un papà per noi. Ascoltarlo, vederlo ogni mattina, seguire la sua messa e la sua catechesi ci è sembrato un grosso privilegio”.

A proposito di religione, che cosa ne pensi della nuova situazione che stanno vivendo le chiese in questo periodo così difficile?

“Guarda, secondo me la chiesa durante la pandemia ha ricevuto una spinta, uno stimolo in più nei confronti della fede in cui crediamo, nel nostro signore Gesù. La chiesa non ci è mai venuta a mancare: sono state chiuse, ma in molte case tante chiese si son aperte! È stato come un impulso, come se lo spirito santo avesse preso possesso delle nostre coscienze, vivendo periodi di vera condivisione, aiuto reciproco e di fratellanza”.

Secondo te questa fratellanza c’era c’era anche prima o è nata da questa situazione?

“Beh, il fatto che questa pandemia sia universale ha mostrato concretamente come tutti noi siamo fratelli. Nessuno è fuori pericolo e tutti siamo responsabili gli uni degli altri. Non avremmo mai e poi mai potuto constatare una realtà così vera se non in questo terribile momento, e non dovremmo dimenticarlo mai”.

Trovi qualche somiglianza tra il periodo in cui sei nata e cresciuta tu e quello che stiamo vivendo ora?

“Gioia, io non ho vissuto il periodo della guerra vera e propria, come diceva mia mamma, io sono nata “sotto le bombe”, la guerra stava per finire, ma ho vissuto il dopoguerra il che è stato molto diverso da quello che stiamo vivendo ora, almeno per me.  L’ho vissuto in campagna, protetta dalle difficoltà di quel tempo: coccolata dai nonni e dalla mia famiglia, senza difficoltà economiche e sempre in un clima di sobrietà. Non cedevamo mai allo sfarzo e al lusso o ad eccessive spese, si faceva solo ciò che era giusto ed il necessario non mancava mai”.

Però, nel dopoguerra non ti sono mai venuti a mancare il contatto fisico, gli abbracci, lo stare insieme e il conforto nei momenti più bui. Io, ad esempio, in questo momento sono a distanza di sicurezza da te, indossando una mascherina, il che è molto brutto pensando che sei mia nonna e non un’estranea.

“Certo, io ero sempre tra le braccia dei miei nonni. La mancanza di contatto fisico è quello che fa più male, ma da questa dipende la sicurezza nostra e degli altri, è un gesto di puro amore, sopportiamo pacificamente, sperando nel meglio”.

Miriam Musumeci, III BL