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MICHAEL JACKSON ACCUSATO DI PLAGIO DA PARTE DI ALBANO | Peer say no

La causa che andò avanti per anni in tribunale

Tutto ebbe inizio quando il figlio di Al Bano ascoltò per caso la canzone di Michael Jackson Will You Be There, incisa nel 1991.

Egli sentì grande somiglianza con la canzone di suo padre I cigni di Balaka, incisa nel 1987.
Dopo che Jackson fu denunciato da Al Bano, la Pretura Civile di Roma, nel 1994, fece ritirare il disco dal mercato italiano e costrinse la Sony a ristampare una nuova edizione dell’album senza la canzone Will You Be There.

Nel 1997 il tribunale di Roma revocò l’ordine di sequestro per mancanza di prove: Jackson, secondo i giudici romani, non sapeva che quel brano musicale fosse di Al Bano.

Nel novembre del 1999, però, come ricostruito dalla rivista Rolling Stone, “la Corte di Appello di Milano confermò la sentenza del 1997 che proclamava i brani in questione privi di originalità, in quanto i cantanti si erano entrambi ispirati a una canzone del 1939, sprovvista di copyright, Bless You For Being An Angel, degli Ink Spots, gruppo che, a sua volta, si era rifatto a una musica dei nativi americani”.

Al Bano dovette pagare le spese processuali, avendo dato lui inizio alla vertenza, però il pretore penale di Roma, Mario Frigenti, nel maggio del 1999, si pronunciò a favore del cantante italiano rilevando 37 note consecutive identiche nelle due canzoni.

Alla fine Michael Jackson fu costretto a pagare quattro milioni di lire invece di cinque miliardi richiesti da Al Bano.

Tutto avrebbe dovuto concludersi in Cassazione, cosa che non avvenne per via un accordo riservato tra i due cantanti che portò alla chiusura della controversia.
Nel 2011, infine, si concluse anche il procedimento penale di Roma, che terminò con l’assoluzione di Jackson.

Fonte: https://www.rollingstone.it/cultura/libri/il-piu-grande-nemico-di-michael-jackson-al-bano/464652/

Victoria Guerrero, Gaia Caccialanza 3ºG