Paura, concime per le fake news

Sono sempre più diffuse le false notizie in ambito sanitario ed è sempre più difficile, soprattutto in tempi di Covid-19, non caderci.

Con il termine inglese fake news ci si riferisce ad articoli ingannatori, manipolati o inventati, resi pubblici per disinformare, creare scandalo o per puro guadagno personale.

Secondo le ricerche dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni del 2018, in Italia, il 57% della produzione di contenuti fake riguarda argomenti di politica e cronaca, mentre circa il 20% tematiche di carattere scientifico. Osservando più attentamente i contenuti fake prodotti dai siti di disinformazione sono nove gli argomenti principali: politica, diritti, economia, salute e ambiente, famiglia e fede, cronaca, esteri, scienza, immigrazione.

Come affermato da Fabio Mazzeo, esperto di comunicazione sanitaria, durante la diretta della Summer-School firmata Dire, diregiovani.it del 30 giugno: “La grande differenza tra il tema della salute e tutto il resto è che la salute genera un impatto emotivo molto forte nell’opinione pubblica”. proprio per questo le fake news in ambito sanitario suscitano più facilmente la condivisione, punto fondamentale per la propagazione di quest’ultime.

Sono molti gli esempi di bufale riguardanti la sanità e collegate, in quest’ultimo periodo, al coronavirus, agli ipotetici vaccini e a metodi di prevenzione non provati scientificamente.

Facendo un passo indietro nel tempo, si possono citare come fake news di ambito sanitario, il metodo stamina, truffa di Davide Vannoni, riguardante una medicina per malattie neurodegenerative senza però nessuna base scientifica e la medicina omeopatica, anch’essa non verificata in ambito scientifico. Ma gli esempi, oltre a questi citati, sono molteplici.

Come difendersi, dunque, dalle fake news?

I modi più semplici ed efficaci sono: controllare il sito di pubblicazione, fare una breve ricerca sull’autore, controllare fonti di supporto su testate giornalistiche autorevoli o siti governativi oppure chiedere il parere ad un esperto.

Maria Quilici, III D liceo scientifico “Amedeo Avogadro”, Roma