Come è stata affrontata la DaD?

Considerazioni sulla didattica a distanza e i suoi benefici sulla scuola del futuro

Di Emiliano Castellucci e Filippo Picciriello

“La scuola è a scuola, e questo slogan incarna esattamente il mio pensiero”. Si esprime così Catia Mastronicola, docente presso la Scuola Primaria Tito Speri di Milano. Il concetto è condiviso dalla netta maggioranza di docenti e studenti. Infatti, molti studenti nel corso della quarantena hanno rivalutato la scuola, spesso da loro denigrata in precedenza.

Nel corso del lockdown sono state diverse le difficoltà affrontate, tecniche ed economiche, da numerose famiglie italiane per permettere ai figli di restare al passo con i compagni. Pare scontato che la didattica a distanza non possa sostituire la scuola in presenza e resti un semplice ripiego in una situazione emergenziale.


“Non tutte le famiglie erano pronte con i dispositivi necessari e non tutti avevano una connessione efficiente. Inoltre con la DaD non si riescono ad aiutare in modo efficace i bambini con difficoltà di vario genere, come le disabilità, che necessitano più di altri il contatto fisico” afferma Catia Mastronicola, difatti per alcuni bambini e ragazzi, più di altri, la relazione che si ha a scuola è necessaria.


Un nodo da sciogliere nel corso della DaD è stato quello riguardante le valutazioni. Con le comodità e gli aiuti di casa non era possibile dare valutazioni del tutto coerenti. Parlando della sua esperienza, Catia
Mastronicola ha raccontato: “Certo ho dato loro esercizi per verificare la comprensione, ma a distanza non ci può essere una valutazione oggettiva”. Tuttavia Pietro Cerniglia, studente del Liceo Scientifico Alessandro Volta di Milano, afferma che grazie alla DaD sono state utilizzate altre modalità di lavoro come i lavori di gruppo, che permettono agli studenti di mettere in risalto le loro idee e la loro creatività.


Lo studente Pietro Cerniglia, avendo vissuto l’esperienza della DaD da rappresentante di classe, ha potuto constatare da una posizione privilegiata come i docenti abbiano vissuto la DaD. “Inizialmente hanno avuto problemi tecnici, ma va dato loro il merito di essersi saputi adattare alla situazione pur non avendo, nella maggior parte dei casi, grande dimestichezza con i mezzi tecnici” afferma. Inoltre, come rappresentante, ha dovuto affrontare alcune esigenze della classe, facendosene portavoce con i professori senza poter comunicare direttamente con nessuno.

Di fronte alle criticità riscontrate, viene però spontaneo chiedersi se è possibile trarre dei benefici dalla didattica a distanza per la scuola del futuro. Secondo Catia Mastronicola non sono molti gli ambiti in cui potrebbe essere mantenuta la DaD: “Non può sostituire il rapporto che un insegnante stabilisce con i propri alunni. Terrei la DaD per le riunioni, gli incontri collegiali e i corsi di formazione; ma la didattica è a scuola, in classe”. Occorre considerare che con i bambini delle scuole elementari un clima di famiglia, che può essere reso soltanto dalla scuola in presenza, è necessario in misura maggiore rispetto a quanti frequentano la scuola secondaria.

La DaD non sostituirà la scuola in presenza, almeno non in tempi brevi. Ciò può sembrare una banalità, ma potrebbe essere un errore dimenticarsi immediatamente di questa esperienza e non trarne alcun beneficio. La
DaD, che forse anche solo un decennio fa era impensabile per i mezzi a disposizione, ha permesso ai docenti di continuare il programma, seppur in maniera diversa. Allo stesso tempo gli studenti hanno avuto la possibilità di lavorare più attivamente, mettendo in mostra abilità che nella scuola in presenza sarebbero rimaste nascoste.


Infine nel dibattito pubblico il tema scolastico, similmente a quello sanitario, è ritornato al centro e non per i tagli finanziari nel settore. L’augurio è che non si ritorni indietro a emergenza finita da questo punto di vista.