DAD e futuro: intervista a un professore “a distanza”


Il Covid-19 e la sua diffusione hanno indotto il governo italiano, nei mesi appena trascorsi, a chiudere gli istituti scolastici dell’intera nazione. Nel lungo periodo di lockdown, il sistema scolastico ha tentato di salvare la situazione e garantire lo studio con l’utilizzo della didattica a distanza, fornendo a professori e studenti piattaforme virtuali per sostenere videolezioni e per condividere il materiale didattico.

È andato davvero tutto come previsto? Di questo, e di molto altro, abbiamo discusso con Roberto Contessi, docente del liceo classico statale “G. Cesare” di Roma.
Come ha vissuto l’esperienza della DAD e come si è trovato a lavorare in questa situazione molto particolare?
‘’Inizierei dicendo che la DAD è stata viziata da un errore di forma: il tentativo di simulare ciò che avviene in presenza. Dal mio canto, ho cercato di immaginare un contesto diverso, in cui ho guardato alla DAD non solo come strumento per attuare lezioni on-line, ma anche come opportunità di dialogo, in cui lo studente sottoposto a valutazione possa sviluppare un tema. In questo modo, si smonta l’impalcatura dell’interrogazione standard. Mi sono trovato abbastanza bene, anche perché già in presenza mi avvalevo di forme “a distanza”, quali mappe concettuali e audio. Ho applicato una serie di meccanismi che avevo sperimentato prima e, in qualche modo, sono stato avvantaggiato. Infine, vorrei sfatare il grande mito dell’assenza di contatto fisico nella DAD. Una delle parti più fisiche dell’insegnamento è la voce: la voce commuove, la voce persuade, la voce
convince’’.
Ritiene che le valutazioni degli studenti siano state alterate data l’assenza di interazione fisica tra insegnanti e ragazzi?
‘’Ovviamente sì. Di certo, la DAD non ha permesso di valutare un ragazzo attraverso il metodo tradizionale dell’interrogazione. Gli insegnanti che non hanno suscitato interesse negli alunni si sono trovati in difficoltà: la didattica a distanza permette, infatti, a chi ascolta di sottrarsi quando vuole oscurando la webcam. Nel meccanismo di insegnamento tradizionale è necessario puntare più sull’autenticità, piuttosto che sulla nozione artificiale: l’elemento del coinvolgimento è la chiave per avere delle valutazioni veritiere.’’
Forti di questa esperienza, crede che ci stiamo avvicinando ad un futuro, anche prossimo, nel quale la didattica a distanza entrerà stabilmente a far parte del sistema istituzionale?
‘’Temo che ad ottobre la DAD sarà un sistema formativo di cui non potremo fare a meno, semplicemente perché il Covid è tra noi e credo che da settembre sarà molto più aggressivo. Siccome tenteremo di tornare a scuola, la prima persona che si dovesse ammalare, farebbe  chiudere tutta la scuola e la DAD sarà l’unica strada. Trovo che la soluzione migliore sia la formula ‘blended’, che prevede una parte delle attività a distanza e una parte in presenza, e restringerei la presenza a scuola solamente per le attività laboratoriali ed esperienziali, con forme di valutazione sommative che devono essere svolte in presenza. Io sarei molto contento se si andasse a scuola due volte a settimana e quattro volte, invece, in DAD. Per il futuro, immagino la didattica a distanza come strumento per seguire i profili più deboli e fortificare i più forti al di fuori delle ore scolastica, tramite attività pomeridiane”.

Edoardo Pecora, Francesco Siciliano, Marco Troilo, IA, liceo classico “Giulio Cesare”