Dopo il lockdown i mari sono più puliti ?

Di Halima Ouanane

Il lockdown, ha generato un visibile miglioramento delle condizioni generali degli habitat naturali, conseguenza diretta di un migliore calo delle attività industriali, navali e del numero delle persone presenti non solo nelle città, ma anche nei porti e nelle spiagge, di solito affollate da bagnanti e diportisti già in questo periodo dell’anno.

Come spiegano gli esperti, il fenomeno è dovuto alla riduzione del traffico: le acque sporche che purtroppo siamo abituati a vedere sono causate dal moto ondoso delle navi in transito che sul fondale, privano l’acqua della sua trasparenza naturale.

 Tuttavia, durante le operazioni di pattugliamento delle coste del Mediterraneo, i sub hanno trovato quelli che vengono chiamati “rifiuti del Covid”: dozzine di guanti, maschere e bottigliette di disinfettanti per le mani, mescolati a lattine e bicchieri di plastica.

 

Secondo i dati della sezione Ambiente delle Nazioni Unite, ogni anno 13 milioni di tonnellate di rifiuti fatti con questo materiale finiscono negli oceani. Solo nel Mediterraneo ogni anno vengono immesse 570.000 tonnellate di rifiuti di plastica. Si teme che questi numeri possano crescere ulteriormente proprio a causa della pandemia.

Siamo andati a Chiavari, città metropolitana di Genova in Liguria, precisamente nel lungo mare dove molte persone, famiglie e gruppi di amici possono fare una passeggiata dopo tanto tempo chiusi in casa. 

Luciano Devoto, lavoratore dell’associazione mare sport di Chiavari ci racconta che cosa ne pensa lui sul fatto dell’inquinamento marino.

 

Luciano Devoto, lavoratore dell’associazione mare sport di Chiavari