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Scuola e tecnologia. Cosa può insegnarci l’esperienza COVID-19

In questi giorni si parla molto di “ricette per la scuola” ma chi è veramente in grado di fare delle proposte valide e funzionali per l’istruzione?

Il nuovo modello di didattica a distanza (DAD), che abbiamo forzosamente sperimentato in questi mesi, ha dato modo al “popolo della scuola” di fare una sperimentazione del tutto imprevista che ha empiricamente evidenziato carenze ed opportunità nel sistema scolastico italiano.

Questo ha permesso di formulare, con reale cognizione di causa, scenari futuri auspicabili di ripartenza, grazie a tre mesi di esperienza che hanno reso possibile quanto, in condizioni normali, non sarebbe forse stato possibile fare in tre anni di tempo.

Come messo in luce dalla professoressa Olga Cirillo durante un dibattito online in occasione della summer school 2020 organizzata da Diregiovani, sono stati proprio studenti e professori, che messi di fronte alla necessità, sono diventati i veri attori di un cambiamento a lungo dibattuto ma poi mai concretizzato: la tecnologia come parte integrante della didattica.

 “La didattica a distanza è stata un grande successo anche se la scuola non era preparata”, ha evidenziato la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina nell’intervista di Maria Latella a Skytg24, e questo è avvenuto contrariamente alle aspettative di molti, evidenziando potenzialità latenti che risiedono negli individui prima ancora che nelle strutture e nei mezzi.

Grazie a quest’esperienza, originatasi da un evento non di certo felice, la tecnologia, nonostante fosse già presente nelle scuole, si è realmente fusa nella didattica, passando da strumento marginale ad elemento centrale dell’apprendere.

Uscendo finalmente dai laboratori di informatica, la tecnologia ha assunto un ruolo portante, permettendo agli studenti di sviluppare parallelamente all’apprendimento tradizionale, competenze di tipo collaborativo, essenziali anche nel mondo lavorativo contemporaneo (workgroup).

Possiamo dire che l’esperienza Covid-19 abbia contribuito a preparare i giovani ad entrare nel mondo del lavoro e nella vita sociale adulta, non solo con il necessario bagaglio di conoscenze, ma anche di competenze. Insegnare “per competenze” significa insegnare per problemi reali, al fine di rendere gli studenti in grado di approcciarsi al mondo del lavoro già al termine del loro percorso di studi.

Sicuramente l’integrazione tra conoscenze e competenze, da sempre auspicata, ha in parte trovato realizzazione nel modello di didattica a distanza. Tuttavia, questo non sottintende che a settembre, per proseguire nell’affiancamento delle competenze alle conoscenze, si debba riproporre l’esperienza a distanza svolta in questi mesi, bensì che questo processo debba essere traslato con successo all’interno di ogni forma di didattica.

Ed è proprio questa la differenza che sia studenti che professori si augurano per la ripartenza di settembre; una scuola dove la formazione impartita lasci uno spazio maggiore allo sviluppo di competenze pratiche ed attuali, essenziali per la preparazione dello studente sia al mondo adulto che al mondo del lavoro.

Margherita Bicciolo, liceo Giulio Cesare di Roma