Una generazione di addormentati? NO, grazie!

La “generazione z”: cos’è, chi ne fa parte? e perchè vuole far sentire la sua voce?

 

La cosiddetta “generazione z”, è la generazione che abbraccia tutti gli individui nati dopo il 2000. Le caratteristiche che le vengono attribuite più spesso sono varie, e non sempre, anzi, quasi mai, in maniera positiva. Ma vediamo alcuni esempi.

Chi di noi, nei discorsi con gli adulti, non ha mai sentito una frase come: “Siete iperconnessi!”, come se al giorno d’oggi, in cui tutto è sempre più digitale, informatico e macchinale, fosse un difetto. Non si comprende purtroppo dalle generazioni precedenti, che semplicemente c’è stata un’evoluzione, e che noi, in quanto esseri umani, ci siamo semplicemente adattati, come l’uomo ha sempre fatto. Attenzione, non che la tecnologia non sia vista da noi come qualcosa di meraviglioso, e magari perchè no, anche indispensabile, ma credo che le generazioni passate non si ricordino di esser stati giovani anche loro, e che anche loro come noi, si saranno sentiti rimproverare dai genitori solo perchè si seguiva l’evoluzione, che fosse per una minigonna o l’allungarsi del coprifuoco o per il vedere film non socialmente accettati.

Un’altra delle cose che ci vengono additate, è quella di puntare più all’immediatezza, piuttosto che alla precisione. Su questo punto, io credo che sia molto soggettiva la discussione, ma se vogliamo dare un’occhiata generale, torniamo al discorso di prima.

Viviamo in un’era in cui con internet è tutto più semplice e veloce, in cui siamo stati cresciuti con i dispositivi elettronici in mano già dalla culla, e perciò siamo abituati a questa velocità. Non credo che rapidità equivalga sempre a imprecisione, anzi, a volte è solamente più comodo. 

Ma siamo davvero così pessimi? Zombie comandati da un mondo digitale e utopico? Io non credo. 

Siamo la generazione più rivoluzionaria, multiculturale e istruita che sia esistita. Siamo quella più inclusiva, che condanna l’omofobia, la transfobia, la xenofobia, il razzismo e molte altre discriminazioni, interrogandosi su temi sociali. Siamo nati nell’apice della globalizzazione, con l’ideale dell’uguaglianza come base. 

Siamo la generazione più attenta al “Climate Change”, tanto è vero che uno dei Movimenti Ambientalisti più forti ad oggi, è quello iniziato da Greta Thunberg, una ragazza di 17 anni di cui avrete sicuramente sentito parlare.

Siamo la generazione più autonoma, multimediale e che riesce a gestire meglio le infodemie. Non a caso i covi delle fake news, sono solitamente i social-media frequentati maggiormente da persone adulte, che si trovano più vulnerabili sotto questo punto di vista. 

Ma molto spesso, anzi troppo spesso, la voce dei giovani viene messa da parte, dimenticando che il futuro che  stanno creando, sarà più nostro che loro. C’è bisogno di più inclusività verso di noi nel mondo della comunicazione, c’è bisogno di sentire i nostri punti di vista più spesso. 

Necessitiamo posti di lavoro, che non ci spingano a pensare che per poterci sviluppare saremo costretti a puntare verso paesi esteri. Ci sono tante storie di giovani, che avrebbero voluto rimanere in Italia, ma che purtroppo, si sono visti abbandonare, e hanno dovuto lasciare il proprio paese. Ragazzi con lauree, che dopo l’impegno nel conseguirle, non sono stati inclusi nel mondo in cui avrebbero dovuto entrare a far parte. 

La collaborazione con i giovani gioverebbe a tutti, noi avremmo un impiego e gli adulti avrebbero delle tecnologie sempre più aggiornate, delle metodiche al passo con i tempi. L’incontro tra generazioni passate, e generazioni d’oggi, sarebbe la combinazione perfetta per avere un’evoluzione che non penda solo a favore di una delle due. 

Sfruttiamo il sapere innovativo dei nostri ragazzi, pronti a dimostrare le proprie capacità, che potrebbero esser davvero d’aiuto, soprattutto ora, dopo il lockdown, in cui un’idea in più su come riprendersi non fa mai male.

Anche sulla tematica del rientro a scuola, penso che sarebbe ottimo se qualche ragazzo ne discutesse con chi di dovere, perché è importante anche guardare dalla nostra prospettiva cosa e come diventeranno le nostre aule, che non solo devono essere sicure dal punto di vista sanitario, ma devono anche tornare ad essere uno dei posti in cui noi spenderemo la maggior parte delle nostre giornate durante l’anno.

Perciò tutto ciò che vi chiediamo di fare, è cercare di guardare il mondo con i nostri occhi, abbandonando l’idea della tecnologia come nemica e quella dei giovani come degli incoscienti sconnessi dalla realtà, ma sempre collegati ad internet.

Valentina  Conte