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Dalla Fase 1 alla Fase 2 della pandemia Covid: Eroi o untori sanitari?

«Se c’è una lezione che dobbiamo imparare dal Covid-19 è che i medici e tutti gli operatori sanitari vanno ascoltati e rispettati. Le fake news purtroppo continuano ad avvelenare i pozzi e questa è una deriva pericolosa mentre ci avviamo alla Fase 2. È ancora più pericoloso che a diffonderlo siano personalità istituzionali come è successo oggi con Donald Trump e nei giorni scorsi con il premio Nobel Luc Montaigner». (Sanità informazione, Massimo Tortorella – Consulcesi)


Questo quanto dichiarato dal Presidente della Consulcesi, network di formazione e tutela legale dei professionisti sanitari.

In questo articolo parliamo proprio di loro, i professionisti sanitari, che durante questa pandemia sono giocoforza sotto i riflettori.

Tortorella aggiunge: «I medici e gli operatori sanitari, gli stessi aggrediti nei pronto soccorso, sulle ambulanze e nei reparti, sono diventati da un giorno all’altro i nuovi “supereroi”. Li abbiamo applauditi e pianto con loro e per loro mentre in centinaia perdevano la vita combattendo contro il virus. Poi, quando hanno invitato alla prudenza nel passaggio alla Fase 2, improvvisamente sono diventati gli “untori”, i propagatori del Covid-19 e sono stati messi in discussione (di nuovo). Questo avviene per una palese difficoltà nel gestire l’infodemia, a causa di una ricerca patologica di informazioni sensazionalistiche e allarmiste e senza alcun fondamento scientifico. È uno scotto che finisce per pagare poi proprio chi è in prima linea a combattere per la nostra salute».

Quanto affermato da Tortorella è in contrasto con quanto affermato da un noto speaker radiofonico che paragona gli infermieri a personale addetto alle pulizie, con tutto il rispetto per questa categoria di lavoratori, in possesso di una “triennalina” che, se messi al triage dei pronto soccorsi, destano paura. Almeno questo è quanto affermato dal conduttore di The Morning Show, Roberto Marchetti.

Questa spaccatura estremista pro e contro gli infermieri e verso i professionisti sanitari in generale, non deve sorprendere perché è lo stesso divario formatosi nella società dove possiamo trovare due fazioni: gli “osannatori” degli eroi sanitari e i “cacciatori” o meglio “scacciatori” degli untori sanitari.

Ma cosa pensano o hanno provato i diretti interessati durante la fase 1 della pandemia? Cosa pensano che accadrà ora nella Fase 2?

“Nella Fase 1 io ho avuto molta paura. Ho avuto paura per me, per i malati che assistevo e ho avuto paura per la mia famiglia ogni volta che tornavo a casa. Ho avuto paura, lo ammetto, di ammalarmi anche io, controllavo in modo maniacale se io e le mie colleghe avessimo indossato i DPI in modo corretto. Ho avuto paura di non poter far molto per gli ammalati e ho avuto soprattutto paura, nonostante scrupolosamente a fine turno sanificassi tutto, di portare il virus a casa, dai miei figli, da mia madre che è anziana e abita con noi. Ora nella Fase 2 sembra andare meglio ma non ne siamo ancora fuori, ci sono contagi ancora, anche se circoscritti. Bisogna avere prudenza!” (M.L., Infermiera Terapia Intensiva).

“Questa paura che in parte noi abbiamo provato non è nulla in confronto alla paura che la gente ha avuto e ha tuttora verso di noi. C’è tanta discriminazione contro di noi, noi portiamo il virus come dicono! È stato così facile e veloce definirci eroi, ma è stato altrettanto facile passare poi all’accusa di essere noi stessi causa di contagio. Quanti fatti di cronaca ci sono che testimoniano quello che sto dicendo? Quanti colleghi sono stati “scansati” da vicini e conoscenti solo perché hanno scelto la nostra professione e hanno cercato di aiutare chi stava male? Alla storiella dell’eroe non ci ho mai creduto, ho sempre lavorato tenendo duro perché ci credo alla mia professione, però untore no, non lo accetto!” (C.E., Infermiere triagista presso il Pronto Soccorso).

“Quanta amarezza e tristezza ho provato spesso quando non potevo fare di più per loro […] Impotenza, volevo fare di più, spesso ho potuto solo confortare fino all’ultimo minuto […] mi sentivo impotente, incapace di poterli aiutare, e triste nel poter solo accompagnarli ad una morte più serena possibile” (M.D.T., Infermiera di Medicina).

“La gente è spaventata perché c’è un mare di confusione! C’è tanta confusione di notizie, molte di queste dono fake, la gente è davvero confusa! Le notizie fake sono sparse per il web, gente che si affida a siti non riconosciuti. Più di una volta ho cercato di spiegare che le fonti devono essere attendibili. Le notizie sicure sono quelle provenienti dal Ministero della Salute ad esempio […] La gente bloccata a casa in realtà ha fagocitato per mesi tutte le notizie possibili e immaginabili, invece che dipendenti da cibo lo erano di notizie e spesso non erano in grado di valutarne la fondatezza. Così trovavo commenti o richieste sui social di chiarimenti su questa o quell’altra normativa e spesso arrivavano alla lite con commenti infelici ed offensivi. Io ho provato a intervenire ogni tanto per chiarire ma come intervenivo le domande cambiavano “Tu chi sei?”, “Sei infermiere o medico?” e come rispondevo che ero un infermiere venivo a volte offeso […] Beh, ho lasciato perdere perché sinceramente sentirmi accusare di aver preso la Laurea con i buoni spesa e le file saltate ai supermercati era sinceramente troppo! Ho preferito lasciarli nella loro ignoranza e pensare ad altro” (R.C., Infermiere PDTA Diabetico).

“Ma vogliamo parlare dei messaggi audio in cui affermavano di essere un medico o un infermiere e gettavano allarmismo o notizie false? Così la gente ha pensato pure di mettere in pratica o dare credito a quei messaggi audio! Non c’è rispetto per la professione così! Non che ci sia stato molto in effetti […]. La Fase 2? Stiamo ritornando alla normalità, non c’è che dire! Infatti ora gli infermieri vengono nuovamente aggrediti, insultati e accusati di essere untori. Ah, e non dimentichiamoci dello Stato che ti promette tanto e poi una bella stretta di mano virtuale perché altrimenti li contagiamo e si scordano tutto, promesse e tutto il resto!” (F.D.P., Infermiere Casa della Salute).

Queste sono state le parole di professionisti sanitari impiegati a tutto tondo nell’assistenza durante la Fase 1 della pandemia.

Sono parole che fanno riflettere e che chiariscono cosa pensa e prova chi crede nella propria professione o missione, chi si mette al servizio degli altri e vede una società che non ha mostrato la parte migliore di sé in molti frangenti, persone che non sono state confinate in casa al sicuro come gli altri, ma che hanno dovuto lavorare e rischiare la loro vita e quella dei loro cari che li aspettavano a casa dopo turni massacranti di lavoro.

Tutti potremmo essere degli untori, è dimostrato, basta non rispettare le regole che ci sono state comunicate dagli organi preposti. Tutti possiamo esserlo, perché accanirci contro di loro? Abbiamo forse bisogno di capri espiatori? Non sappiamo gestire l’ansia, il nevroticismo dati dalla situazione di isolamento che abbiamo vissuto e allora ma sì, prendiamocela con chi a casa non ci è potuto stare!

Questa pandemia poteva e può fare ancora la differenza, basta tirare fuori la parte migliore di sé, quella non egoista e ignorante, come hanno fatto i professionisti che per mesi hanno lavorato e cercato di dare forza e coraggio a tutti con una semplice frase: “Andrà tutto bene. Io resto in corsia. Tu resta a casa”

Giuseppe Esposito