La pandemia e la scuola

Con la chiusura delle scuole, scaturita dall’avvento della pandemia di COVID-19, il Ministero dell’Istruzione, aiutato da vari comitati tecnici, ha dovuto studiare, in breve tempo, un piano di didattica alternativa da utilizzare durante la quarantena, durata due mesi.

A partire dalla metà del mese di marzo, è stata così attivata la DAD (didattica a distanza), consistente in video lezioni online su piattaforme come Zoom, Microsoft Team e Google Meet. Poiché la classica didattica in presenza prevedeva almeno 30 ore di lezione a settimana, con la DAD le ore di video lezione sono diminuite drasticamente, principalmente per evitare l’uso prolungato del computer sia per gli studenti sia per gli insegnanti.


Ovviamente questa nuova forma di didattica ha presentato alcune difficoltà; una tra le tante ha riguardato la mancanza di computer e connessioni internet nelle case degli studenti.

Non tutte le famiglie, infatti, avevano a disposizione per ciascun membro tali strumenti, e proprio per questo le scuole hanno utilizzato parte dei propri fondi per sopperire a queste mancanze, pur non riuscendoci in tutti i casi. Un’altra problematica si è manifestata a causa delle scarse competenze informatiche di alcuni insegnanti e studenti. Molti tra questi, infatti, hanno riscontrato difficoltà nell’uso dei computer, lacune che a lungo andare sono state colmate da un apprendimento graduale e quotidiano dell’impiego di

questi mezzi tecnologici.


Come abbiamo già visto, la DAD è stata introdotta per poter portare avanti e concludere l’anno scolastico nel modo migliore possibile. Sebbene il periodo di quarantena abbia generato in molte persone una profonda solitudine, generata dalla forte limitazione alla vita sociale, la DAD ha riavvicinato e messo in contatto molte persone, e non solo gli studenti con i loro coetanei, ma anche con gli insegnanti, rendendo più morbido e ‘solidale’ il rapporto distaccato (non sempre, per fortuna) che c’è tra i docenti e gli alunni.


Probabilmente la DAD è un tipo di didattica che farà parte del nuovo disegno scolastico che già ora il Ministero dell’Istruzione sta abbozzando. Basti pensare ai vantaggi delle lezioni online: ottimizzazione dei tempi, tutti i libri a portata di mano e orari più accettabili.

In altre parole, “grazie” a questa pandemia, la scuola ha avuto l’occasione di testare questa forma di didattica per poi rielaborarla e modificarla per renderla più efficace e più funzionante in futuro.


La DAD ha dato occasione a tutti gli studenti, docenti e soprattutto al Ministero dell’Istruzione di paragonare la didattica in presenza e quella a distanza. Come in ogni confronto, i due estremi presentano sia vantaggi che svantaggi. Da un lato (sciola tradizionale) abbiamo più socializzazione e una scuola accessibile a tutti, dall’altro (didattica a distanza) meno rapporto umano ma più comodità in termini di tempo e spazio.

Secondo me, sebbene la società sia in continua evoluzione e il progresso ci spinga verso un mondo più tecnologico, la didattica in presenza non può essere rimpiazzata completamente dai computer, perché altrimenti l’apprendimento, la voglia di conoscere e parte delle pubbliche relazioni diventerebbero dipendenti dalla tecnologia.

Marco Giacomo Giammaria