Il coprifuoco per i videogame in Cina

In Cina, il governo ha imposto un severo regolamento per quanto riguarda i videogiochi, una forma di divertimento che spopola da anni, in particolare tra i giovani. Il tempo di utilizzo giornaliero è stato infatti limitato ad un’ora e mezza, al massimo tre ore nel weekend, e oltretutto in orari ben precisi: è vietato farne uso dalle ore 22 fino alle 8 del mattino. E’ stato inoltre aggiunto un limite di spesa per gli acquisti di vari videogiochi o abbonamenti agli ‘online games’, il quale varia dai 25 euro al mese per ragazzi fino ai 16 anni, ai 50 euro dai 16 ai 18. Queste nuove leggi valgono in parte anche per gli adulti, i quali non potranno spendere tempo su giochi con contenuti “sessualmente espliciti, violenza e giochi d’azzardo”.
Un provvedimento così rigido in un ambito piuttosto sensibile può facilmente creare polemica, ed è giusto dunque interrogarsi sulla sua validità e sugli effetti che può avere.
Per quanto le opinioni riguardo la dipendenza creata dai videogiochi siano disomogenee, l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità), ha recentemente riconosciuto il cosiddetto ‘gaming disorder’ come una vera e propria malattia. Quest’ultimo si può definire come una serie di comportamenti persistenti o ricorrenti legati al gioco, sia online che offline. Quando inizia a diventare una priorità quotidiana e va ad intaccare numerosi aspetti della vita, in particolare di quella sociale, può essere
considerato un problema di vera e propria dipendenza al quale è necessario porre rimedio.
E’ ormai un dato di fatto che i videogiochi siano progettati per creare dipendenza, attraverso sfide che si fanno sempre più impegnative, la ricerca di premi, il desiderio crescente di ‘upgrade’ e rinnovamento,
l’accumulo di monete virtuali per l’acquisto di armi e oggetti che rendono il giocatore ‘invincibile’.
Purtroppo nei videogiochi viene speso anche denaro vero e proprio, magari per l’acquisto delle stesse monete virtuali, quando esse vengono a mancare o se ne vogliono ottenere ulteriori in fretta. Molto spesso sono questi i soldi che fanno la ricchezza dei creatori dei videogiochi.
Non tutti i giocatori si rendono conto di ciò che sta oltre lo schermo sul quale giocano, o, anche se ne sono consapevoli, la dipendenza è ormai talmente radicata che è difficile rinunciarvi, proprio secondo lo
stesso principio del gioco d’azzardo.
Anche il contenuto dei videogiochi è un tema scottante e controverso. Infatti prevalgono sia guerra che violenza, e spesso influiscono sul comportamento dei giovani, rendendoli più inclini all’uso della forza e
dell’aggressività. L’impatto che hanno i videogiochi sulla mentalità di chi ne fa uso non può certo essere sottovalutato, specialmente dal momento che le menti di bambini e ragazzi sono più manipolabili rispetto a quelle degli adulti. In aggiunta, sono talvolta presenti contenuti a carattere erotico, inadatti ai più giovani e non sempre censurati a dovere.
Nonostante la dipendenza creata dai videogiochi e le loro numerose inadeguatezze, c’è anche chi ha trovato in essi dei vantaggi positivi. Un uso moderato dei videogiochi può infatti migliorare la presa immediata di decisioni e l’orientamento in casi di difficoltà, oltre che la velocità di ragionamento e di risoluzione di determinati problemi.
Ciò non è però sufficiente per difendere completamente i videogiochi, e spesso non bastano sensibilizzazione e consapevolezza a rinunciarvi o a porsi dei limiti, Per quanto sia estremo il provvedimento preso dalla Cina, considerato che in molti trascorrono ben più di un’ora e mezza al giorno
a giocare, esso può certamente avere conseguenze positive ed essere spunto di riflessione.
Sofia Ventura / Liceo Classico Galileo di Firenze