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La grande critica alla società de “I viaggi di Gulliver” di Jonathan Swift

Il libro che avrei voluto scrivere è “I viaggi di Gulliver” di Jonathan Swift. È un libro, oltreché celeberrimo, a mio avviso bellissimo e con un significato davvero profondo.
A prima vista infatti gli assurdi viaggi che lui compie, in cui incontra uomini minuscoli, giganti, esseri immortali o cavalli parlanti, potrebbero sembrare una semplice opera di fantasia; scritta per dilettare il lettore o fare una parodia dei racconti d’avventura molto in voga all’epoca. Ma se si guarda più in profondità, se si colgono gli innumerevoli spunti di riflessione che l’autore ci offre, si scopre che tutto il libro è un’immensa critica della società e della civiltà umana. Il fantasy di cui è contornata l’opera è come una grande metafora o una dimostrazione per assurdo dei concetti proposti; essi altrimenti parrebbero insensati e anche noiosi, mentre mettendoli in un contesto tanto insolito mostrano la loro verità e permettono, se si possiede la voglia, di vedere tutte le nostre contraddizioni.
La narrazione, poi, procede piacevole e divertente, non annoiando il lettore e accompagnandolo per mano.
“I viaggi di Gulliver”, riassumendo, parla con metafore di argomenti troppo grandi per essere comunicati direttamente, e in ciò sta la sua grandezza.
Il libro è un assoluto capolavoro che entra negli angoli più reconditi dell’animo umano, e per questo, senza dubbio, avrei voluto scriverlo.
Davide Agnelli / Liceo Classico Galileo di Firenze