Un’ Italia vietata ai minori

Povertà minorile, deprivazione culturale, insufficienza strutturale e abbandono scolastico. È questa l’Italia? Con l’hashtag “italiavietatAiminori” parte la mobilitazione di Save the Children, lanciata in concomitanza con la pubblicazione del X Atlante dell’infanzia a rischio, il cui obbiettivo è quello di contrastare la povertà educativa dei minori in Italia.
La percezione della nuova generazione, d’altronde, a causa delle molteplici notizie da cui veniamo bombardati quotidianamente, è quella di una massa spesso ignorante, pigra e svogliata; i pochi capaci fuggono (la famosa fuga di cervelli) e la nostra nazione diventa gradualmente quella degli immigrati, le cui notizie a riguardo risentono di un notevole inquinamento, per ragioni di attenzione mediatica.
Con i dati raccolti da statistiche dell’ISTAT e da analisi sociali condotte da Giulio Cederna è stato possibile evidenziare il tallone di Achille della politica italiana, nato con la crisi del 2008 e ancora vivo oggigiorno: i bambini.
L’indagine pone le fondamenta a partire dalla condizione economica delle famiglie italiane, dove dal 3,7% dei minori che vivono in povertà assoluta nel 2008, le cifre sono aumentate fino al 12,5%, ovvero 1,2 milioni di bambini, concentrati per lo più a sud. La povertà familiare si accompagna a quella istituzionale; in tre anni infatti sono stati tolti ben 8 miliardi al settore dell’istruzione, la cui spesa nel 2016 ha toccato il minimo storico (3,6%). Questo ha causato una decadenza delle strutture, sempre più inadeguate e fatiscenti. Su un totale di 40.151 edifici ben 22 mila risalgono a prima degli anni Settanta e sono dunque privi di un collaudo statico, senza considerare i 21 mila sprovvisti di un certificato di agibilità e i 24 mila che non hanno il certificato di prevenzione incendi. In un’Italia devastata dai terremoti e dal dissesto idrogeologico, negli istituti piove in aula, l’intonaco crolla e, come se non bastasse, manca anche la carta igienica. Come si può chiedere ad un bambino di fare il suo lavoro e accrescersi personalmente in un ambiente pericoloso e inadeguato anche dal punto di vista igienico?
Inevitabilmente il disinvestimento dalle politiche per l’infanzia e la famiglia ha portato ad un crollo demografico, di cui si vedono gli effetti nell’aumento dell’indice di senilità (da 134,4 a 174,4 in un decennio); i nuclei familiari si sentono abbandonati in un paese che non offre sussidi per l’educazione dei figli nel presente né sicurezza per un degno futuro.
Alla povertà economica segue necessariamente una povertà educativa, accentuata dall’enorme divario che ancora allontana l’Italia meridionale da quella settentrionale. Mentre in Umbria, Trento, Abruzzo e Friuli Venezia Giulia è stato raggiunto l’obbiettivo europeo di diminuzione della dispersione scolastica, fenomeno che negli ultimi anni ha visto l’abbandono delle scuole da parte di molti giovani, in regioni quali la Calabria, la Sicilia e la Sardegna, il 14,5% degli studenti ha deciso di cessare la frequentazione della scuola volontariamente. Dati ancora più spaventosi si riscontrano nelle indagini ISTAT sulla lettura fra i giovani; nelle regioni sopracitate infatti, circa il 66,3% di minori non legge un libro se non imposto come compito scolastico. Anche musei, teatri e cinema stanno conoscendo un fenomeno di crescente desertificazione, con una conseguente deprivazione culturale nei giovani in aumento. Se consideriamo poi che il 10,6% dei minori si vede privato di agevolazioni nell’ambito dell’istruzione culturale e dello sport agonistico a causa della mancanza di cittadinanza, non sorprende il fatto che l’abbandono scolastico dei cosiddetti alunni di “seconda generazione” (o CNI, acronimo di Cittadinanza Non Italiana) sia del 10,5%, soprattutto nel passaggio alla scuola secondaria di secondo grado.
In una realtà sempre più globalizzata e multietnica non si può ignorare la presenza di importanti risorse demografiche, sociali e culturali, che si vedono sprovviste dei diritti civili fondamentali fino al diciottesimo compleanno, pur essendo nati e cresciuti nella penisola italiana.
Per dieci anni bambini e adolescenti, stranieri e non, sono stati messi ai margini dell’agenda politica, con risvolti deprimenti. L’insuccesso formativo non è infatti un fallimento del singolo alunno, ma dello stato, che si dimostra incapace di crescere cittadini consapevoli e utili alla società contemporanea.
Con il progetto “illuminiamo il futuro” Save The Children si pone l’obbiettivo di recuperare spazi abbandonati da restituire all’infanzia come luoghi sicuri di educazione. Lo scopo è ripartire dalle fondamenta dell’individuo, offrendogli la possibilità di una cultura, elemento fondamentale per prendere parte attivamente alla realtà che ci circonda .
L’Italia si è scordata dei propri figli,ignorando che così avrebbe condannato l’avvenire dell’intero stato; ma fortunatamente c’è ancora tempo per coinvolgere i “dimenticati” nei processi decisionali riguardo la realtà circostante, cosicché grazie ad una cultura possano valutare il presente e cambiare il futuro.
Come ci ricorda il X Atlante dell’infanzia a rischio i bambini sono una ricchezza civile che va curata, alimentata e protetta, perché loro soltanto sono i protagonisti del domani.
Alessia Priori / Liceo Classico Galileo di Firenze