Un’italia… tropicale

La settimana scorsa maglione, piumino, sciarpa e cappello, due giorni fa maglietta a maniche corte e jeans strappati, oggi camicia e giacca a vento: non preoccupatevi, non è la vostra temperatura corporea ad essere impazzita, ma il clima.
Il 29, il 30 e il 31 gennaio sono comunemente conosciuti come i giorni della merla secondo un’antica leggenda in cui questa, dal manto dapprima bianco, nello stesso periodo avrebbe avuto così freddo da ripararsi sotto un camino e diventare grigia per la fuliggine. La fine di gennaio infatti vent’anni fa era caratterizzata da temperature molto basse, tant’è che trentacinque anni orsono il 1985 si era aperto con neve alta fino a 15 cm in tutta italia.
Eppure il nuovo decennio è iniziato con un clima pressoché primaverile e temperature addirittura 4-5° sopra la media. A percepirlo non siamo stati solo noi, ma anche la natura, che in tutto lo stivale è sbocciato con tre mesi di anticipo. In Liguria le mimose hanno preceduto la festa della donna di almeno 40 giorni, in Molise i campi di grano si sono seccati prematuramente e in Sicilia i mandorli sono fioriti in anticipo, con la minaccia che un ritorno del freddo distrugga il raccolto.
A lanciare l’allarme è stata la Coldiretti (organizzazione degli imprenditori agricoli a livello nazionale ed europeo) che ha monitorato le variazione meteorologiche alquanto anomale e le assenze di precipitazioni significative da oltre un mese.
Proprio intorno a gennaio scorso aveva presentato il Manifesto per un’economia a misura d’uomo contro la crisi climatica al Sacro Convento di Assisi, dal quale emergeva chiaramente l’emergenza italiana, dovuta ad un’aumento record del +156% di tornado, tempeste di pioggia, grandine, ondate di gelo e di calore negli ultimi cinque anni, peggio che in altri grandi paesi come Spagna, Francia e Germania.
Il clima di questi giorni ha però peggiorato la situazione, facendo scattare anche un’attenzione particolare per l’inquinamento nelle città metropolitane, con limitazioni alla circolazione in Piemonte, Veneto e Lombardia.
Sfortunatamente l’eccezionalità degli eventi atmosferici italiani si sta affermando come la norma, tanto che ci troviamo di fronte ad una evidente tropicalizzazione di cui sta particolarmente risentendo l’agricoltura: assistiamo così alla nascita delle prime coltivazioni di mango e avocado Made in Italy, insieme ad altre produzioni esotiche di largo consumo.
D’altra parte se l’agricoltura è l’attività economica che più di tutte risente il cambiamento climatico è anche quella che più si impegna per non farsi sopraffare. Così la Coldiretti ha annunciato un progetto di collaborazione trasversale che mira a sviluppare un’economia più sostenibile, grazie alla coltivazione di aree aride finalizzata alla produzione di bio-plastiche e sostanze fitosanitarie.
Mentre lo stivale si riscalda, l’agricoltura italiana fa il possibile per adattarsi e colorarsi di verde ogni giorno sempre di più.
Alessia Priori / Liceo Classico Galileo di Firenze