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Buone notizie per conservatori e accademie, ma la strada è ancora lunga

Per una volta c’è una buona notizia per la scuola italiana: l’aumento di iscritti e diplomati ai conservatori musicali, alle accademie di danza e alle scuole di danza e teatro.
Si sa che arte e musica sono da sempre eccellenze italiane rinomate, apprezzate e ammirate in tutto il mondo; e a quanto pare lo hanno capito anche molti giovani, visto che sempre più ragazzi, a partire dall’anno 2010-2011, hanno deciso di iscriversi a questi istituti. Il focus fatto dal Ministero dell’istruzione a partire da settembre 2010 ha evidenziato come il numero di iscritti è aumentato in media del 7% all’anno fino al 2018-19, quando ci sono stati circa 76.000 studenti e 16.000 diplomati, per i quali dal 2011 si è verificato un aumento del 60%: un numero davvero impressionante.
Ancor più interessante è però la presenza di studenti stranieri, che è triplicata. Nello stesso arco di tempo, infatti, già preso in considerazione è avvenuto un aumento tale che al giorno d’oggi il 16,5% degli iscritti non ha genitori italiani. Si parla di oltre 12.500 studenti, metà dei quali provengono dalla Cina.
Le istituzioni da parte loro hanno cercato di rimanere al passo accrescendo la proposta formativa: i corsi di studio sono aumentati del 30%, per un totale di oltre cinquemila corsi di cui l’87% nel settore musicale e il resto tra artistico e teatrale.
A fronte di tali numeri anche il governo ha deciso di cavalcare l’onda, promuovendo il Miur insieme alla presidenza del Consiglio dei Ministri una campagna istituzionale per far conoscere l’offerta formativa e le varie opportunità che offre.
A questo punto è però bene tornare con i piedi per terra, e far notare che questi successi, senz’altro confortanti e motivanti, si inseriscono in un sistema, come quello scolastico italiano, che fa a acqua da tutte le parti. Non è una novità che la scuola italiana sia ormai vecchia e non funzionale alle moderne sfide e al nuovo mondo del lavoro. Il sistema didattico è da rinnovare, così come gli edifici (sempre meno agibili e sicuri, nonché pieni di attrezzature vecchie o inadatte) o i programmi d’insegnamento, ormai rimasti indietro sia per argomenti trattati (che spesso tralasciano i temi più recenti) che per modalità spesso non incluse (ad esempio i famigerati collegamenti interdisciplinari, che però sono una delle cose più utili, in quanto la vita pst-scolastica non è divisa in materie ma bisogna imparare a spaziare da un argomento a un altro con scioltezza).
Ironico è poi il fatto che tutto ciò accada in Italia, da sempre patria di cultura, dove vantiamo alcuni dei più grandi geni, che si sono distinti nei campi più disparati. Dalla letteratura con Dante e Leopardi, alla scienza con Galileo o Fermi, fino all’arte o alla musica con Michelangelo o Verdi.
L’Italia affascina e attira per tutto ciò (ne sono esempio gli studenti stranieri sopracitati), eppure nei rendimenti scolastici è sempre nella parte bassa della classifica. Questo perché la scuola è lo specchio della società. Una società che ritiene la cultura un optional non indispensabile, che non capisce (o non vuol capire) i vantaggi che l’istruzione comporta. Una società non a caso piena di analfabeti funzionali o di ritorno.
Come ha detto Corrado Griffa: “ Senza una adeguata scuola un paese è destinato prima al declino, poi al disastro: l’istruzione è la linfa vitale di una nazione”.
Mi sento di condividere pienamente e mi auguro che molti altri lo facciano, politici compresi, nella speranza di un futuro più roseo per il nostro Paese.
Davide Agnelli / Liceo Classico Galileo di Firenze