Come rendere un colloqui di lavoro vincente?

Come si fa per scegliere un buon’libro? Dalla trama certamente, oppure dall’autore famoso per scrivere sempre ottimi romanzi ma, sicuramente,non inizieremmo mai a leggere una storia se il suo incipit non fosse coinvolgente; così, secondo lo studio della Yale University, è lo stesso per i colloqui di lavoro.
Parlare del proprio futuro, dei pregi e difetti lavorativi, delle proprie esperienze sembra,sempre per lo stesso studio, che non siano il pilastro fondamentale dell’ottenere un posto di lavoro,bensì basta fare una buona impressione nei primi secondi per avere già una gamba sotto la scrivania.
Michael Kraus professore di comportamento organizzativo alla Yale School of Management e coautore del lavoro afferma che il suo studio dimostra che a seconda dei pattern linguistici usati dal candidato influenzino, anch’essi, il colloquio di lavoro favorendo, purtroppo, le disuguaglianze sociali e limita la mobilità economica.
Per dimostrare questi concetti i ricercatori hanno condotto diversi esperimenti , i primi quattro si incentravano sul verificare se i datori fossero in grado di capire la classe sociale dei candidati e, secondo gli esiti di queste osservazioni basterebbero solo sette parole per individuare in maniera abbastanza precisa lo stato sociale del candidato; il fattore che sembrerebbe influenzare maggiormente sarebbe la pronuncia delle singole parole ancor prima del loro significato.
Mentre il quinto esperimento era incentrato sul capire quanto ciò influenzasse l’assunzione o meno del candidato, per scoprirlo, gli autori dello studio hanno fatto ascoltare a circa 300 addetti alle risorse umane delle registrazioni audio o trascrizioni della presentazione di 20 candidati per un ipotetico lavoro alla Yale University chiedendo un parere sulle loro qualità, e di proporre un loro ipotetico stipendio e la loro classe sociale; tutto ciò senza avere accesso ai loro curriculum.
L’esperimento ha dimostrato che, i datori di lavoro, avrebbero dato bonus più alti e attribuito più idoneità al lavoro a persone di classe sociale più elevata senza saperne le esperienze lavorative e, quindi, senza base certa.
Sicuramente bisogna cercare di abbattere le barriere provocate dai pregiudizi che ormai dominano in maniera, purtroppo, senza controllo e, quasi sempre, penalizzano le persone che non hanno avuto l’appoggio di una famiglia facoltosa alle spalle ma che magari si sono impegnate molto di più di chi, per fortuna (non fraintendete), è nato con un reddito genitoriale più alto ma che magari, abituato ad ottenere sempre tutto senza grandi difficoltà, non si è mai sacrificato sfruttando in ogni situazione i soldi di famiglia, godendo ingiustamente di agevolazioni non meritate; questo sarebbe il punto fondamentale per aumentare il livello di competenza dei vari ambiti lavorativi e per ricompensare chi, veramente, ci mette molto sacrificio dedicando tempo a ciò che fa.
Leonardo Fattori / Liceo Classico Galileo di Firenze