Il valore delle cose – Racconto

Con il passare del tempo, si inizia a valutare il valore delle cose diversamente.

All’età di sette anni, ritenevo la mia collezione di figurine la cosa più preziosa del mondo; ero un cliente abituale dell’edicola di fronte a casa mia, dove infatti andavo ogni qual volta avessi un paio di spiccioli da spendere. Inutile dire dove andassero a finire i soldi della mia paghetta. A scuola, ricordo, era una continua contrattazione con i miei compagni: da chi pretendeva due figurine in cambio di una più rara, a chi cercava di smerciare le più comuni, a chi ancora si improvvisava un misterioso “ladro” di figurine.

A quindici anni gli interessi erano ovviamente già cambiati e la mia unica fissazione era l’acquisto di un bellissimo motorino, così da poter stare dietro a tutti i miei amici. Quanta gioia riceverlo dai miei come regalo di compleanno! Quante corse spericolate senza casco, e quante avventure e disavventure su quel fantomatico macinino… Brutta fine gli feci fare, quando, l’anno dopo il suo acquisto, durante una vacanza in campeggio nei boschi con i miei amici più stretti, finii, non si sa come, all’interno di un fossato, distruggendolo completamente per poi lasciarlo lì, abbandonato al suo triste destino.

Ora, anni e anni dopo, ripensando a queste cose da persona più matura, mi sale una sensazione di nostalgia mista a rimpianto. Quando vedo il mio caro amico Giovanni che conserva ancora in un grande scatolone tutti i suoi album di figurine, mi sento quasi addolorato… Per non parlare di quando sono venuto a sapere che una tra tutte le figurine che possedevo, adesso avrebbe potuto avere un valore di ben 200.000 euro, ma questa è un’altra storia. Sarebbe stato bello aver conservato quel pezzo della mia storia, così da poterlo mostrare ai miei figli, invece di averlo venduto al primo acquirente, non appena avevo perso interesse in quella mia passione infantile. Ovviamente lo stesso non si può dire del mio povero motorino, che sicuramente non avrei potuto conservare intatto tutti questi anni, ma che certamente avrebbe potuto avere una fine più dignitosa, soprattutto considerando quanto lo avevo bramato e l’immensa felicità nel sapere che i miei genitori, probabilmente dopo molti sacrifici, me ne avevano comprato uno! Ripensando all’infelicità di queste vicende, ogni volta che penso a qualcosa che possiedo, cerco di ricordarmi, più che del prezzo stampato sul cartellino, del vero valore che hanno, ovvero di quanta felicità mi hanno dato e mi possono ancora dare.

 

 

Viola Maestri

Classe 3B – Liceo Classico Galileo di Firenze